"Mancano i medici in Piemonte. I principali ospedali sono in sofferenza, il personale sanitario non è sufficiente a coprire le esigenze, dai pronto soccorsi ai reparti, e così chi è in prima linea è costretto a turni massacranti". E' l'allarme lanciato dal sindacato dei medici, Cimo Piemonte, che già aveva lamentato come non si fosse fatto abbastanza nei mesi scorsi per prevenire la nuova ondata di coronavirus.
Adesso si evidenzia come il "decreto Calabria" del 2019 che offre la possibilità alle aziende sanitarie di assumere studenti specializzandi grazie agli accordi stipulati tra le regioni e le università, venga visto dagli atenei piemontesi come sabbia negli occhi e pertanto disincentivata verso i propri studenti di medicina.
Solo 12 specializzandi assunti nell'ultimo anno
Questo ha portato come conseguenza che il Piemonte a livello nazionale sia tra le regioni con meno specializzandi assunti, solo 12 nell'ultimo anno. "La carenza di personale sanitario in tutti gli ospedali piemontesi - spiega il segretario di Cimo Piemonte, Sebastiano Cavalli - è un problema che si riversa anzitutto su chi è in prima linea, medici e infermieri costretti a turni massacranti, e conseguentemente sulla gestione delle patologie dei pazienti, con liste d'attesa che si allungano. Se almeno, grazie al decreto Calabria, si riuscisse a trovare un po' di ossigeno inserendo gli specializzandi, la situazione potrebbe migliorare. Il problema è il freno delle università piemontesi, restie a lasciare i propri studenti".
"Chiesto un incontro al governatore Cirio"
"Non lo riteniamo un comportamento corretto per la collettività, per questo abbiamo richiesto con urgenza un incontro con il presidente Alberto Cirio, al fine di capire come costruire una collaborazione profittevole per tutti, in primis per il servizio sanitario regionale", ha concluso il segretario Cavalli.