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Attualità | 19 agosto 2022, 07:40

In Piemonte si paga il soccorso in montagna? In teoria sì, in pratica… non è mai successo

Spesso ci si domanda se questi interventi, che mobilitano mezzi e uomini, siano in compartecipazione dei costi. Ogni Regione ha una sua legge. Quella piemontese, in vigore dal 2016, è preventiva più che punitiva

soccorso alpino - foto di archivio

In Piemonte si paga il soccorso in montagna? In teoria sì, in pratica… non è mai successo

Soccorso in montagna. Si paga? E in quali ambiti e contesti? E' un argomento complesso, anche perché non esiste una risposta unica.

Il caso del Piemonte è, se paragonato a quanto avviene nelle altre regioni dell'arco alpino, molto particolare. Dal 1° gennaio 2016, quando entrò in vigore la legge sulla compartecipazione dei costi, non risulta ci sia mai stato qualcuno che abbia pagato. (Parliamo di italiani. Per gli stranieri la questione è ancora diversa).

Ogni regione applica norme differenti. Vale la pena chiarire la questione perché in molti ci fanno domande sul tema. Se c'è una reazione costante, quando informiamo di interventi in montagna in cui la persona viene recuperata illesa o quando si mobilitano elicottero, medici e infermieri, squadre di soccorso alpino, il SAGF della Finanza o i vigili del fuoco, questa è sempre: spero che questa persona paghi. Nessuno nega il soccorso, ovviamente, ma sempre si chiedono delucidazioni sulla copertura dei costi. 

Spesso si arriva a estremi quali: "Te la sei cercata". "La prossima volta stattene a casa". Reazioni forse comprensibili, perché si parla di costi importanti a carico della collettività. Il costo dell'elicottero supera i 100 euro al minuto, senza contare le persone che vengono mobilitate e i rischi che spesso corrono i soccorritori stessi.

In Italia, esclusi Veneto e Trentino Alto Adige, che applicano dei distinguo, il soccorso sanitario NON si paga mai. E questo vale anche in caso di imprudenza da parte dell'escursionista, esattamente come avviene in qualunque altro ambito. Pensiamo a chi viaggia sopra i 100 orari su una strada con il limite dei 70: se finisce fuori strada non si soccorre perché se l'è cercata? Fortunatamente non funziona così. 

Particolare, dicevamo, il caso del Piemonte, dove la legge che istituisce i ticket e il decreto che ne determina le tariffe e le modalità di applicazione sono in vigore dal 2016, ma non sono ancora stati applicati.

Cosa prevede la legge elaborata e scritta dalla Regione Piemonte?

Recupero con ricovero in Pronto Soccorso o Ospedaliero: gratuito

– Recupero senza ricovero:

  • CHIAMATA IMMOTIVATA (mancanza di un effettiva situazione di pericolo o causata da un comportamento irresponsabile) – Copertura dell’intero costo comprensivo di:- Diritto fisso di chiamata: 120 €- Costo elisoccorso: 120 €/minuto- Costo squadra a terra del CNSAS per ogni ora aggiuntiva oltre la prima: 50 €
  • CHIAMATA INAPPROPRIATA (causata da utilizzo di dotazione tecnica non adeguata, ovvero dalla scelta di percorsi non adeguati al livello di capacità, o dal mancato rispetto di indicazioni, divieti o limitazioni) – Pagamento dei costi di intervento fino a 1000 €, comprensivi di:- Diritto fisso di chiamata: 120 €- Costo elisoccorso: 120 €/minuto- Costo squadra a terra del CNSAS per ogni ora aggiuntiva oltre la prima: 50 €

Questa è la legge. A distanza di sei anni e mezzo dall'entrata in vigore, però, nessuno ha mai pagato.

La conferma arriva dal Soccorso Alpino e Speleologico Piemontese, per voce dell'addetto stampa regionale Simone Bobbio: "Noi, come CNSAS Piemonte, non abbiamo mai fatto richiesta di compartecipazione. La legge, soprattutto nella sua applicazione, è preventiva e non punitiva. Sicuramente, in questi ultimi anni, sono diminuite le chiamate improprie, che era sostanzialmente l'obiettivo principale. Noi del soccorso alpino interveniamo solo nei soccorsi di tipo sanitario, in supporto all'equipe medica del 118. Per cui, se un soccorso è di tipo sanitario, è sempre gratuito".

C'è poi il grande tema del "rischio evolutivo", che apre a varie interpretazioni e che rende complessa l'adozione di una legge valida sempre.

E' ancora Bobbio a spiegarlo, citando alcuni aneddoti specifici. "Qualche anno fa venimmo chiamati per soccorrere una coppia che si era persa, di ritorno da un rifugio. Li trovammo dopo molte ore, in piena notte, ubriachi persi e con un principio di ipotermia. Certo, se l'erano cercata. Ma era comunque un soccorso sanitario. Non pagarono, nonostante l'imprudenza e un comportamento non di buon senso fossero evidenti. Faccio un altro esempio: uno scalatore cade mentre è in falesia. Resta appeso nel vuoto su uno strapiombo, sta bene, non ha battuto da nessuna parte. Lo recuperiamo e gli chiediamo di compartecipare ai costi? No, perché qui il rischio evolutivo è altissimo. Quello in falesia, in casi come questi, è sempre un intervento classificato con codice rosso. Anche solo stare mezz'ora appesi, con l'imbrago che preme sugli inguini, può essere rischiosissimo, perché può comportare la cosiddetta sindrome da sospensione, con conseguenze come l'embolia. E' esattamente questo il rischio evolutivo. In questo caso si tratta di una prestazione tempodipendente esattamente come un infarto. Il ritardo nel soccorso può aggravare la situazione fino al pericolo di vita. Ecco perché il Piemonte non fa pagare questi interventi. Si scoraggiano le chiamate improprie, ma quando si interviene non si fa pagare. Almeno fino ad oggi. Anche una cefalea, alla fine, è un problema sanitario. Giusto o no, la ratio della legge, qui, è questa".

Il caso vale anche quando a intervenire sono i Vigili del fuoco e si rientra nella fattispecie degli "interventi di soccorso pubblico tecnico urgente". Tutto questo comporta che gli interventi, qui in Piemonte siano (per ora sempre stati) gratuiti. Quando interviene il soccorso alpino in supporto all'equipe sanitaria, in volo o con le squadre di terra, perché viene ravvisato un rischio sanitario, reale o evolutivo; quando intervengono i vigili del fuoco perché si tratta di soccorso pubblico urgente.

Gli ambienti impervi non sono mai decifrabili preventivamente, nemmeno in caso di esperienza e di preparazione di chi va in montagna. Per ora è così. Non è detto che lo sarà sempre. L'unica cosa che chiedono i soccorritori è il buon senso. Nel chiedere aiuto quando realmente serve e nel valutare rischi e proprie condizioni.

Barbara Simonelli - TargatoCn

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