Un giovane agricoltore su quattro (25%) ha ridotto la produzione a causa dei rincari energetici aggravati dalla guerra in Ucraina che hanno provocato un aumento record dei costi, dal gasolio ai concimi, dai mangimi ai materiali per l’imballaggio e mettono ora in pericolo il futuro di un’intera generazione impegnata a lottare per l’autosufficienza alimentare ed energetica. E’ quanto è emerso dall’analisi Coldiretti diffusa in occasione della protesta al Villaggio di Milano, aperto fino a domenica 2 ottobre, a cui ha preso parte una nutrita delegazione di giovani piemontesi, provenienti da tutte le province, guidata dal delegato di Giovani Impresa Piemonte, Danilo Merlo.
“La pandemia ha accelerato il fenomeno del ritorno alla terra e maturato la convinzione comune che le campagne siano oggi capaci di offrire e creare opportunità occupazionali e di crescita professionale, ma la drammatica crisi scatenata dalla guerra mette a rischio il futuro proprio della parte più avanzata dell’agricoltura italiana, impegnata in un percorso di innovazione e sostenibilità per contribuire alla sovranità alimentare ed energetica del Paese”, ha spiegato Danilo Merlo delegato regionale Giovani Impresa.
“I nostri giovani hanno voluto farsi sentire al Villaggio Coldiretti a Milano organizzando la prima manifestazione della nuova legislatura per ribadire che non c’è tempo da perdere e bisogna intervenire subito perché la situazione di crisi che stiamo vivendo minaccia direttamente la disponibilità di prodotti per le forniture di cibo alle famiglie italiane con uno shock dal punto di vista alimentare, economico e occupazionale – hanno fatto notare Roberto Moncalvo, presidente di Coldiretti Piemonte, e Bruno Rivarossa, Delegato Confederale -. Le imprese giovani hanno di fatto rivoluzionato il mestiere dell’agricoltore, impegnandosi in attività multifunzionali che, con la crisi energetica scatenata dalla guerra in Ucraina, sono diventate sempre più strategiche. Un fenomeno che rischia ora di essere messo all’angolo dall’esplosione dei costi alimentata dalla guerra, aggiungendosi ai problemi già causati dalla burocrazia, che sottrae alle aziende 100 giorni di lavoro e ostacola spesso lo stesso accesso alle risorse comunitarie”.