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Attualità | 22 ottobre 2022, 15:27

L'omaggio di Aurora ad Antonietta, maestra simbolo dell'inclusione scolastica: “È stato un sogno”

Dopo 40 anni di insegnamento, di cui 19 trascorsi alla materna “Chagall” di via Cecchi, Antonietta Casalnuovo va in pensione e il quartiere l'ha salutata con una grande e partecipata festa

Antonietta Casalnuovo saluta Aurora

L'omaggio di Aurora ad Antonietta, maestra simbolo dell'inclusione scolastica

È stato un sogno”: con queste parole, Antonietta Casalnuovo ha salutato la professione per cui ha dedicato gran parte della propria vita. Dopo oltre 40 anni di insegnamento, di cui 19 trascorsi alla Scuola dell'Infanzia “Marc Chagall” di via Cecchi, una delle maestre simbolo dell'inclusione scolastica nel cuore di borgo Aurora è infatti andata in pensione. E il quartiere ha voluto salutarla e ringraziarla con una grande e partecipata festa andata in scena proprio nel luogo che l'ha vista protagonista per tutti questi anni, davanti ad alunni, colleghi e famiglie di ieri e di oggi.

Una storia “torinese” ma non solo

La vicenda della maestra Antonietta è particolarmente significativa perché attraversa la storia di Torino, affondando le proprie radici nell'emigrazione dal sud Italia negli anni '50: “Io - racconta – sono nata a Moncalieri, ma i miei genitori arrivarono qui nel '59 dalla provincia di Salerno, quando sulle porte delle case c'erano i cartelli 'non si affitta ai meridionali'. Nonostante le grandi difficoltà economiche, ebbi l'opportunità di frequentare la casa di un professore universitario di filosofia dove mia mamma lavorava e lì di appassionarmi alla lettura. Fu proprio lei, memore di quelle esperienze di vita, a trasmettermi come un mantra la necessità di studiare, di trovarmi un lavoro e di essere autonoma: da quel momento, quello dell'istruzione è diventato il mio mondo e a 18 anni e mezzo ho iniziato a fare la maestra; era il 1° settembre 1980”.

I vent'anni alla “Chagall”, scuola simbolo dell'inclusione

Una storia che prosegue all'asilo “Chagall”, simbolo dell'inclusione scolastica: “Il destino – prosegue – volle che il mio primo incarico fosse all'Asilo 'Principe di Napoli' di via Alessandria, reso successivamente noto dall'occupazione anarchica e dal più recente sgombero. Dopo 3 anni vinsi il concorso per Nichelino, dove ho lavorato per molti anni prima di trasferirmi nuovamente a Torino nel 2001. Il mio approdo alla Chagall invece risale al 2003: quando ho iniziato non c'erano molti bimbi stranieri e non avevo una preparazione specifica sul mondo della multiculturalità: piano piano sono arrivati i primi migranti dal Nord Africa e dalla Romania e nel tempo siamo diventati una delle scuole simbolo dell'integrazione".

"Come maestra, in ogni caso, ho sempre considerato queste famiglie come portatrici di risorse e valori - ha poi aggiunto - cercando di accoglierle così come avrei voluto essere accolta io in un paese diverso e di creare un clima il più disteso possibile: le porto nel cuore perché da loro ho imparato tantissimo; da parte mia ho sempre messo quella cifra di umanità che non le facesse sentire persone di serie B”.

Tra passato, presente e futuro

Prima di congedarsi, Antonietta vuole lasciare anche il proprio personalissimo monito alle future generazioni di genitori e insegnanti: “Anche nelle difficoltà – prosegue – ho sempre fatto questo lavoro con grande entusiasmo e leggerezza. Questi anni sono volati e non mi sembra vero di andare in pensione, a 61 anni non mi sento per nulla vecchia, non sono né stanca né annoiata e credo di avere ancora molto da dare. Detto questo, la scuola mi ha dato tanto e smetto di lavorare con la consapevolezza di aver fatto altrettanto".

"Qui si fanno grandi incontri e pensare di far parte del percorso di vita di bambini e ragazzi che, passando davanti alla Chagall, si ricordano di me e dell'asilo è una cosa che mi rimarrà dentro per sempre. In conclusione, vorrei dire ai genitori di trasmettere ai propri figli l'importanza della scuola, mentre alle future colleghe di amare questo lavoro e di non smettere mai di stare al passo con il mondo che cambia, trattando i bambini con il dovuto rispetto e come i cittadini del futuro perché loro possono imparare molto di più di quello che pensiamo e possono sorprenderci”.

Marco Berton

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