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Sanità | 24 ottobre 2022, 13:43

I medici cubani tornano a Torino, dopo l'esperienza dell'ospedale alle Ogr. Cirio: "Basta parlare di Covid, ma non bisogna dimenticare"

Era il 2020 quanto i sanitari centroamericani della Brigata Henry Reeve arrivarono in Piemonte per dare una mano durante la fase più acuta della pandemia. "Le ferite del Covid erano aperte, ma oggi non siamo meno riconoscenti verso chi ci ha aiutato nel momento del bisogno"

Brigata medici cubani alle Ogr nel 2020

Dopo due anni la Brigata di medici cubani Henry Reeve è tornata a Torino /foto Andrea Parisotto

Dopo due anni la Brigata cubana Henry Reeve torna in Piemonte. Era il 2020 e la nostra regione - così come il resto del Pianeta - si trovava alle prese con la minaccia del Covid, senza sapere bene come reagire e con quali possibilità. Un ricordo che forse oggi è già sbiadito, rispetto a quando era la quotidianità a essere minacciata e "reclusa", ma che accadeva soltanto una manciata di mesi fa. 

"La riconoscenza è ancora molto forte"

Oggi, due anni dopo, è tempo di ringraziamenti, ma anche di ricordi e di confronto con le istituzioni e con il personale sanitario con il quale la Brigata ha condiviso gli sforzi nell’esperienza del Covid Hospital delle OGR di Torino. "Vogliamo esprimere la nostra gratitudine alle brigate che hanno operato nel nostro ospedale qui a Torino, ma anche a Crema: oggi è la Giornata del Grazie". "E' facile ricordarsi quando le cose vanno male e c'è bisogno, ma noi non dimentichiamo e anche oggi che le ferite sono meno aperte continuiamo a essere riconoscenti. E portiamo avanti progetti di collaborazione internazionale che vanno dalla ricerca fino all'economia".

Quell'albero fuori dalle Ogr, dove nascevano i fiocchi bianchi

La memoria è (anche) quella custodita dall'albero che campeggiava fuori dalle Officine Grandi Riparazioni, cui veniva aggiunto un fiocchetto bianco per ogni paziente guarito dal Covid. "Un luogo che ha fatto storcere il naso, quando è stato scelto, ma è simbolo di intelligenza sapersi adattare. E per questo ringrazio la Fondazione Crt - dice ancora Cirio - Il pragmatismo è fare il meglio con quello che si ha a disposizione". "All'inizio di fiocchetti se ne vedevano pochi, poi l'albero è sbocciato come fosse la primavera: la dimostrazione che stava vincendo la vita: per questo ringrazio ancora oggi la brigata cubana, ma anche il nostro personale della sanità, che è sempre rimasto in prima linea per garantire l'assistenza".

"Smettiamo di parlare di Covid, ma non dimentichiamo"

"Dobbiamo smettere di parlare di Covid - ha detto ancora Cirio - perché dobbiamo andare avanti, pensare alla vita e alla salute. Ma non dobbiamo mai scordarlo, per ricordare quel che è stato, quanto è importante la salute, l'amicizia e come il mondo così grande sia in realtà molto piccolo e siamo tutti uguali. L'aiuto che abbiamo ricevuto siamo pronti a restituirlo, nella vita di tutti i giorni. Vogliamo restituire il bene che abbiamo avuto".

"Una forte emozione, due anni dopo"

E gli stessi medici cubani tradiscono emozione, riportando il ricordo a quei mesi del 2020: "Ci siamo riabbracciati ed è stato davvero molto bello, molto emozionante rivedere i nostri colleghi piemontesi. Ci siamo impegnati con loro perché nessuno morisse di Covid e abbiamo fatto il massimo: speriamo che un giorno sarete voi piemontesi a venire a visitare noi. Un grazie infinito per quanto è stato possibile fare insieme". 

"Ci sono tanti ricordi di tensione umana, prima che politica o sanitaria - aggiunge Michele Curto, una delle anime della collaborazione con Cuba - per una solidarietà che è andata oltre ogni colore e ogni visione. E la dimostrazione c'è stata quando il Piemonte ha mandato a Cuba i respiratori e l'ossigeno che l'embargo stava bloccando attraverso altri canali".

"Abbiamo curato corpi, ma anche anime - concorda Sergio Livigni, della Asl Città di Torino - e questo scambio ha mostrato come si possa collaborare senza alcuna competizione. Non c'è mai stato neanche un momento in cui ci sono stati conflitti o divergenze: ogni scelta, ogni proposta, aveva lo spirito positivo di fare il bene dei pazienti".

 

Massimiliano Sciullo

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