Cisl Fisascat ha proclamato lo stato di agitazione per i punti vendita del marchio Celio della provincia di Torino, in particolare quelli del centro commerciale "I Viali di Nichelino, de "Le Fornaci" di Beinasco e de "Le Gru" di Grugliasco.
Due soli negozi rimasti aperti
"Il Marchio Celio Italia s è stato ceduto al Gruppo Bonati nel mese di dicembre 2021, dopo che la proprietà francese ha deciso di uscire dal mercato italiano. La nuova proprietà si presenta annunciando pubblicamente “Obbiettivo 200 negozi”. A novembre 2022 la situazione è molto differente. Circa un anno dopo nel territorio Torinese, fiore all’occhiello del marchio Celio Italia, dei 5 solo 2 negozi, ad oggi, sono rimasti in attività", denuncia il sindacato.
Le contestazioni del sindacato
"La domanda sorge spontanea: fino a quando? La Fisascat Cisl A.M. Torino Canavese contesta fortemente la conduzione di queste chiusure, eludendo quanto dice la normativa sui licenziamenti collettivi. Trasferimenti oltre i 50 km dalla residenza del dipendente, senza il termine del preavviso (da una settimana all’altra) previsto dal CCNL, trasferimenti dei lavoratori in punti vendita che avevano un chiusura dell’attività, già programmata, difficoltà di comunicazione con la proprietà per concordare uscite consensuali che garantiscano un paracadute come sussidio Naspi nei trasferimenti oltre i 50 km, e molto altro ancora".
"In un anno dipendenti scesi da 27 a 10"
"Inoltre, vogliamo far presente che la popolazione lavorativa di Celio Itala è composta maggiormente da donne, madri di famiglia con figli e spese a proprio carico, che per anni si sono rese disponibili alle esigenze dell’azienda - aggiunge la Fisascat - Questa situazione sta mettendo in crisi una sostenibilità non solo economica ma soprattutto emotiva di lavoratori che da tempo si sono fatti carico del marchio storico Celio. Sul territorio di Torino a Dicembre 2021 si contavano circa 27 dipendenti, oggi, novembre 2022, circa 10. Una riduzione del 60%".
"Abbiamo una domanda per il Ceo Dott. Roberto Bonati: “Obbiettivo 200 negozi”, erano da considerarsi in meno? Per noi è una storia triste che calpesta i diritti di chi vuole soltanto vivere del proprio lavoro. Tutto questo non può essere accettato", conclude il sindacato.