Potrà riprendere il processo per diffamazione aggravata a carico dell'ex parlamentare Stefano Esposito, un anno fa di fatto "stoppato" dalla Camera dei deputati che aveva dichiarato coperte dalla insindacabilita' le affermazioni contenute in un post pubblicato su Facebook.
La Corte costituzionale ha dato ragione ai giudici di Torino che avevano sollevato il conflitto di attribuzioni per quella decisione della Camera. E ha stabilito che la Camera ha affermato "erroneamente" la insindacabilità di quella dichiarazione e in questo modo "ha menomato le attribuzioni del Tribunale di Torino".
Le frasi di Esposito riguardavano tre persone ritenute coinvolte in azioni del movimento No Tav, che lo avevano querelato. La Camera sosteneva che quelle dichiarazioni costituivano "una divulgazione delle opinioni più volte espresse dal deputato, mediante gli atti parlamentari".
La Consulta ha esaminato nel dettaglio gli atti prodotti da Montecitorio e alla fine della sua analisi ha rilevato che "difetta il nesso funzionale tra le affermazioni oggetto del procedimento penale e l'attività compiuta in sede parlamentare dall'on. Esposito".