La Lituania ha rifiutato di mandare due particolari tipi armi all’Ucraina, il sistema difensivo antiaereo NASAMS e il semovente d’artiglieria PzH 2000. La motivazione è che le scorte dell’esercito sono già troppo basse di loro e che in questo modo le capacità militari del Paese rischiano di essere compromesse. Come riportato dal sito Strumenti Politici, la Lituania finora ha contribuito allo sforzo bellico di Kiev con attrezzature per 232 milioni di euro e ha dato 640 milioni sotto forma di aiuti di altro genere. Per questo motivo, il capo della Commissione parlamentare su difesa e sicurezza Laurynas Kasčiūnas spera che a Kiev non si offendano se per questa volta riceveranno solamente le munizioni per i PzH 2000 e non gli obici stessi; inoltre spiega che la decisione è stata presa anche per l’impossibilità di rimpiazzare queste armi in tempi rapidi, pur essendoci la disponibilità economica e politica di Vilnius. Dopo il recente incontro col segretario generale della NATO Jens Stoltenberg, la carenza di armi da parte dei Paesi occidentali è stata riconosciuta anche dal deputato ucraino Yegor Chernev, capo della delegazione permanente presso l’Assemblea parlamentare dell’Alleanza Atlantica. Egli riferisce che gli alleati stanno cercando di porre rimedio ispezionando e inventariando i magazzi per riuscire a trovare ancora delle rimanenze disponibili. L’altro problema è che quando le armi si trovano, talvolta non rientrano nella lista di quelle approvate per l’invio al fronte ucraino: per questo motivo, secondo Chernev i Paesi NATO hanno già chiuso un occhio in diverse occasioni modificando il protocollo. Il politico ucraino si dichiara certo che l’Occidente non lascerà l’Ucraina a sé stessa, indipendentemente dalla durata del conflitto.
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