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Cronaca | 02 febbraio 2023, 10:30

Al Liceo Einstein c'è chi dice no: 300 studenti contro i contestatori. "In silenzio diciamo no alla violenza"

La contro-manifestazione davanti alla sede di via Pacini per contestare le modalità utilizzate per l'occupazione della succursale di via Bologna e la reazione delle forze dell'ordine

studenti che protestano fuori dalla scuola

Manifestazione di protesta all'esterno della sede principale dell'istituto Einstein

"Restiamo seduti, in silenzio, contro la violenza": è questo lo slogan che si è alzato questa mattina dalla sede di via Pacini del Liceo Einstein di Torino. Circa 300 studenti, infatti, si sono dati appuntamento per protestare non solo contro le modalità dell'occupazione in corso nella succursale di via Bologna, ma anche contro la reazione eccessiva delle forze dell'ordine sfociata negli scontri di ieri.

Silenzio assoluto per 5 minuti

I manifestanti hanno dunque scelto una via pacifica per esprimere il proprio dissenso, sedendosi sugli scalini di fronte alla scuola e restando in assoluto silenzio per 5 minuti: "La nostra - dichiarano i rappresentanti di istituto Paolo e Martina - è un'azione simbolica e rispondiamo alla rabbia con il silenzio. Siamo contrari a un'aggressività eccessiva vista da tutte le parti: sia da parte di chi vuole affermare le proprie opinioni, sia da parte delle forze dell'ordine".

Ora serve dialogo

Gli studenti, inoltre, non condannano le motivazioni che hanno spinto all'occupazione, ma stigmatizzano il mancato coinvolgimento dell'intero istituto: "Ogni persona - hanno proseguito - è libera di esprimere le proprie opinioni ma la totalità degli studenti non è stata interpellata: queste cose funzionano quando ci schieriamo uniti, in questo modo invece si creano solo divisioni".

Nonostante tutto, la via scelta è quella del dialogo: "Abbiamo aperto - hanno concluso - dei tavoli e svolgeremo un'assemblea tra rappresentanti di istituto e rappresentanti di classe per dare la possibilità a tutti di prendere parola e trovare un accordo comune".

Marco Berton e Francesco Capuano

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