Il generale di Corpo d’Armata in ausiliaria ed ex comandante della Brigata Folgore Marco Bertolini analizza diversi aspetti del conflitto in Ucraina.
In una lunga intervista al sito Strumenti Politici, spiega, ad esempio, gli effetti collaterali dell’appoggio continuo e incondizionato dato dai Paesi dell’Alleanza Atlantica al governo di Kiev. Per l’esercito italiano si tratta di un indebolimento poco opportuno. La diminuzione delle scorte di armi era già cominciata quando si era imposto il concetto che il futuro avrebbe comportato solamente “missioni di pace”. E invece con questa guerra è stata riscoperta l’importanza dell’artiglieria e della componente corazzata degli eserciti. Proprio su questo punto le carenze delle nostre Forze armate si stanno pericolosamente evidenziando. Gli americani spingono affinché siano gli europei a fornire per primi armi e attrezzature all’Ucraina, perché preferiscono che siano altri a svuotare i magazzini. Intanto il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg invita i Paesi membri a prediligere la fornitura di armamenti a Kiev nell’utilizzo dei propri budget militari. Affermazioni del genere mostrano come un soggetto straniero si senta autorizzato a raccomandare a Paesi sovrani la maniera di disporre dei loro fondi e del loro esercito. Ciò è contrario a qualunque principio basilare di sovranità nazionale, che nel caso dell’Italia è erosa dalla mancanza di una moneta propria e ora anche dalla subordinazione della difesa territoriale a quella di un altro Stato. Infine, l’Italia ha perduto la sua tradizionale veste di mediatore, di soggetto super partes in grado di agevolare le vie diplomatiche di conciliazione. Questo ruolo spetta certamente alla Santa Sede, ma purtroppo anche in Vaticano la voce dei nostri governi non è più ascoltata come una volta.