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Attualità | 28 marzo 2023, 09:30

Il Politecnico spedisce il messaggio di speranza di Papa Francesco nello Spazio

Si chiama "Spei Satelles" l'iniziativa pensata dal Dicastero della Comunicazione della Santa Sede e realizzato dal Consiglio Nazionale delle Ricerche. Sarà spedito in orbita a giugno dalla California

Il piccolo satellite realizzato dal Politecnico

I ragazzi del Politecnico hanno progettato il satellite che porterà nello Spazio il messaggio di speranza di Papa Francesco

Il lancio è previsto per il prossimo 10 giugno, dalla base di Vandemberg in California. Aa bordo di un razzo, prenderà quota (in tutti i sensi) il progetto “Spei Satelles”: un "CubeSat" costruito dai ragazzi del Politecnico di Torino ed operato dall’Agenzia Spaziale Italiana.

Nello Spazio, però, non andrà soltanto un dispositivo all'avanguardia: all'interno del satellite miniaturizzato a forma di cubo (il peso non arriva a un chilo e mezzo) ci sarà un messaggio di speranza e pace custodito in un nanobook (una lastra di silicio di pochi millimetri) realizzato dal Consiglio Nazionale delle Ricerche. L’iniziativa, promossa dal Dicastero della Comunicazione della Santa Sede, si ricollega al messaggio del Papa il 27 di marzo del 2020 con la Statio Orbis in Piazza S. Pietro.

Merdoledì 29 maggio la benedizione in Vaticano

Quella preghiera - in piena ondata di Covid - è divenuta una icona di speranza che continua il suo viaggio e che continua a chiamare all’azione gli abitanti del pianeta. Chi lo desidera, potrà partecipare al viaggio di “Spei Satelles” e farsi portatore di speranza e pace iscrivendo il proprio nome sul sito dell'iniziativa. Mercoledì 29 maggio al termine dell’Udienza Generale il Santo Padre benedirà il satellite e il nanobook prima del suo trasferimento per le ultime verifiche tecniche prima del lancio.

Prima un libro (“Perché avete paura? non avete ancora fede”), poi un mini-volume (di 10 centimetri per 8) depositato allo Svalbard Seed Volt nell'isola norvegese di Spitsbergen, inscritto come “seme di speranza”. Nel terzo anniversario di quella preghiera così suggestiva, il Dicastero per la Comunicazione ha progettato l'idea di andare nello Spazio con la missione “Spei Satelles”. 

Un libro "nano" (e il Politecnico)

Il nanobook porta inciso su di sé il libro ad alta miniaturizzazione per mezzo di tecnologie di micro e nanofabbricazione. Per mettere in orbita, come segno e profezia di speranza, questo micro-oggetto, l’Agenzia Spaziale Italiana ed il Politecnico di Torino hanno lavorato poi in stretta sinergia.


[Gli studenti del Politecnico di Torino che hanno partecipato al progetto]

I giovani dell’Ateneo torinese, guidati dalla professoressa Sabrina Corpino, hanno progettato e costruito a tempo di record un CubeSat 3U SpeiSat che potesse ospitare e custodire il nanobook. L’Agenzia Spaziale Italiana guidata dall’ingegner Giorgio Saccoccia ha reso possibile il suo sviluppo, il lancio e la messa in orbita bassa terrestre (Low Earth Orbit-LEO) ad un’altitudine di circa 525 chilometri.

La procedura di lancio 

Il lancio è previso per il 10 di giugno del 2023 dalla base di Vandenberg in California, USA. Il CubeSat viaggerà a bordo di un razzo Falcon 9, il vettore in due stadi parzialmente riutilizzabile di SpaceX. Il satellite è anche dotato, oltre che della strumentazione di bordo per funzionare ed essere guidato da terra, anche di un trasmettitore radio. Per il tempo di permanenza in orbita saranno captabili, nel momento in cui il satellite sorvolerà quella porzione di Terra, e facilmente codificabili in modo testo, frasi desunte dal Magistero Pontificio che hanno a tema la speranza e la pace. I messaggi sono in italiano, inglese e spagnolo.

Un logo pensato a Venezia

Il logo della missione spaziale richiama tutti questi aspetti. È stato realizzato nell’ambito di un progetto didattico dagli studenti dell’Istituto Universitario Salesiano di Venezia IUSVE guidati da Marco Sanavio. Il logo richiama innanzitutto le iniziali di Spei Satelles, il Custode della Speranza in lingua latina. Le due lettere “S”, disposte in maniera speculare, indicano la complementarità di “terra” (la semicirconferenza inferiore) e “cielo” (la semicirconferenza superiore), oltre a segnare l’orbita del satellite attorno al nostro pianeta. Un'altra traccia orbitale più esterna, tratteggiata, composta da 59 linee tante quante i grani del rosario, unisce tre forme, a rappresentare le tre grandi realtà presenti in Piazza S. Pietro la sera del 27 marzo 2020: la croce, la stella a 12 punte che rappresenta Maria e il triangolo più piccolo richiama la figura del Santo Padre mentre sale i gradini del sagrato della Piazza.

Una sfida umana e culturale

Il programma Spei Satelles, con la progettazione e costruzione del satellite e con il controllo missione successivo, rappresenta un'occasione straordinaria per il nostro ateneo, soprattutto per i nostri studenti e ricercatori guidati dalla professoressa Corpino - dice Guido Saracco, rettore del Politecnico di Torino -. I nostri giovani hanno potuto misurarsi con una sfida tecnica e scientifica non facile in un quadro valoriale che rappresenta una sfida umana e culturale decisiva. Il messaggio che il Politecnico accoglie e rilancia con questo progetto è che scienza e tecnica possono e debbono essere uniti in alleanza come portatori di un messaggio di speranza e di pace per il mondo intero. Tutti abbiamo in mente il 27 di marzo del 2020 e cosa stavamo vivendo. I nostri giovani hanno costruito un artefatto tecnologico che, a partire da quel momento iconico, parlerà al mondo e permetterà ad ogni persona di essere protagonista di speranza e fratellanza universali insieme a Papa Francesco”.

Abbiamo tutti bisogno di speranza, in modo particolare i giovani - aggiunge l’Arcivescovo metropolita di Torino, monsignor Roberto Repole -. Custodire la speranza è la missione di questo satellite progettato e costruito da giovani, raccontato nel logo missione da giovani, abitato, speriamo, da molti giovani che vorranno salire a bordo con il Papa attraverso il sito impegnandosi così a seminare speranza e fraternità là dove abitano. Siamo lieti di aver contribuito con la pastorale universitaria e l’apostolato digitale della nostra Diocesi a far sì che una intuizione di Papa Francesco si potesse concretizzare a testimonianza tanto della comunione ecclesiale quanto del desiderio dei credenti di entrare sempre più in dialogo con il mondo soprattutto nell’ambito della scienza e della tecnica”.

Massimiliano Sciullo

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