Una decisione che sa di beffa. Il 15 gennaio 2019 era arrivato l’annuncio: là dove c’era un centro estetico gestito dalla ndrangheta, a Nichelino sarebbe nata una Casa dei Diritti. L'inaugurazione avvenne poche settimane dopo, con a campeggiare all'ingresso la scritta “Qui lo stato ha vinto, le mafie hanno perso”.
Assolto dalle accuse rivuole il bene
Ma adesso lo stabile di Largo Delle Alpi, confiscato alla ‘ndrangheta nell’ambito dell’operazione Minotauro – Pioneer, che il Comune aveva ottenuto, rimesso a nuovo e restituito alla cittadinanza, sta per essere sottratto a Nichelino. La novità è emersa ieri sera a margine dell'evento che vedeva la presenza dell'ex procuratore Gian Carlo Caselli, per parlare di mafia, dopo il recente arresto di Matteo Messina Denaro.
Un evento organizzato proprio nei locali della Casa dei Diritti di Nichelino, che adesso il Comune rischia di perdere: a seguito dell’assoluzione dei due co-imputati, il proprietario del bene ha chiesto la revisione del suo procedimento. La revisione è stata effettuata e ha portato alla sentenza che il bene va restituito, nonostante sia oramai attivo da diversi anni con diverse attività pubbliche e del privato sociale. Oppure "l’ente, per mantenerne il possesso, dovrà riconoscere al proprietario il giusto indennizzo”.
La rabbia del sindaco Tolardo
Il sindaco Giampiero Tolardo ha dichiarato con rammarico, assieme al consigliere regionale (ed ex assessore di Nichelino) Diego Sarno, di voler rinunciare all'acquisto: "Abbiamo deciso di optare per la restituzione del bene. Siamo molto dispiaciuti perché questo episodio, il primo in Italia, potrebbe scoraggiare la richiesta da parte degli enti locali e delle associazioni di assumere la responsabilità dei beni confiscati e rischia di far cessare i servizi pubblici e le attività delle associazioni che non hanno più un luogo in cui operare".
"Almeno il rimborso delle spese sostenute"
Di qui la richiesta: "L'Amministrazione di Nichelino e la Regione Piemonte hanno impiegato denaro nella ristrutturazione del luogo e intendiamo richiedere almeno il rimborso degli investimenti effettuati per la manutenzione del bene, al fine di poter reinvestire questi fondi nelle associazioni che ad oggi sono dentro la Casa dei Diritti e che, da domani, non lo saranno più", ha concluso Tolardo.
"Da qui deve partire un lavoro, insieme a Libera Piemonte che si è dichiarata disponibile, per chiedere di modificare la legge nazionale sui beni confiscati”, ha affermato Diego Sarno. "Sarebbe opportuno creare una clausola di tutela per le amministrazioni, cooperative e associazioni che se costrette a restituire il bene potessero contare su un fondo a titolo di indennizzo utile a salvaguardare le progettualità. In più sarebbe opportuno istituire un fondo nazionale per incentivare la riattivazione dei beni nella sua fase iniziale".
Fava: "Maggiori tutele per i Comuni"
Inoltre, Sarno sottolinea come "la cancellazione di questo simbolo culturale potrebbe avere un impatto negativo sulla diffusione della cultura della legalità sul territorio", trovando la solidarietà di Maria Josè Fava, referente di Libera Piemonte: "Spero che si possano strutturare dei percorsi per risarcire gli enti e le associazioni che si trovano in una situazione di questo tipo. Bisogna trovare tutele su questo tema in modo tale che non diventi l'ennesimo elemento demotivante per l'acquisizione dei beni da parte dei i Comuni".