I vertici ucraini hanno ammesso con difficoltà di aver perduto la lunga e sanguinosa battaglia di Bakhmut. E ora vengono fuori gli altarini. Sembra che già da tempo alcuni reparti dell’esercito ucraino non vogliano eseguire gli ordini di attacco e cerchino di sottrarsi ai rischi. Molti non credono più nello slogan della “vittoria totale” lanciato da Zelensky in tutti gli incontri coi leader occidentali.
Ormai ci si è accorti che il capo delle Forze armate Valery Zaluzhny non si vede in giro da alcune settimane. Kiev nega la sua assenza, mostrando un post scritto dallo stesso generale e un video che lo ritrae, ma sono prove facilmente smentibili. Finché Zalunzhny non si presenterà in pubblico, si continuerà a credere che sia morto oppure gravemente ferito a seguito di un attacco missilistico russo avvenuto a inizio maggio. Alcuen testimonianze parlano della visita di sua moglie all’ospedale militare della capitale.
Altri dicono che sia stato fatto fuori o incapacitato dai suoi rivali al governo, che lo incolpano dell’episodio del drone su Kiev del 4 maggio. Come riporta il sito Strumenti Politici, quel giorno un drone ucraino ha sorvolato indisturbato la città, arrivando non lontano dall’ufficio di Zelensky. Poi la contraerea lo ha abbattuto ed è caduto su un centro commerciale, ma la spiegazione del malfunzionamento tecnico non convince affatto.
Inizialmente i comandi ucraini avevano detto che si trattava di un drone nemico, ma poi hanno ammesso che era un drone di fabbricazione turca, in dotazione all’esercito ucraino. Il drone era un Bayraktar TB2 prodotto dalla Baykar, l’azienda diretta dal marito della figlia del presidente turco Erdoğan. A livello politico, queste situazioni danno modo all’opposizione interna di esprimersi con forza contro Zelensky.