Il Piemonte è, tra gli altri, un territorio in cui è possibile, ancora, trovare numerosi tipi di pane. Diciotto, in particolare, fra tradizioni montane, campagnole e delle valli.
Tra questi, la Biova. Derivante dalla "micca", essa ha origini antichissime, e la sua produzione è confermata da studi storici locali.
Frutto di una ricetta estremamente semplice, fatta di farina di grano tenero, acqua, lievito di birra, sale e, a volte, olio o strutto, la biova ha una forma oblunga con l'interno "occhiuto" e, all'esterno, la marcata spaccatura da taglio. Dopo una prima lievitazione si procede col dare all'impasto la forma tipica, e le punte vengono separate le une dalle altre da teli disposti a ventaglio, operazione che viene denominata in gergo "dare la tela". Poi l'impasto viene coperto bene in modo da evitare la formazione della crosta e viene lasciato nuovamente a lievitare. Prima della cottura in forno, viene praticata l'incisione tipica di questa pagnotta.
La Biova esiste in diversi pesi e dimensioni, passando dal Biovone di circa 500 g, alla Biovetta di circa 50, quest'ultima con pochissima mollica. Le dimensioni di questa pagnotta si sono ridotte notevolmente in conseguenza della mutazione delle abitudini alimentari dei piemontesi a seguito dell'industrializzazione, che ha visto l'affermarsi di pasti veloci fuori casa in cui i panini la fanno da padrone.
Attualmente la Biova è stata riconosciuta come Prodotto Agroalimentare Tradizionale del Piemonte e continua ad
essere largamente la tipologia di pane più largamente diffusa su tutto il territorio regionale.