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Eventi | 07 ottobre 2023, 14:43

La medicina aerospaziale al servizio della comunità: Torino ospita il convegno nazionale

Edizione numero 33, dall'11 al 13 ottobre, presso l'aula magna Giovanni Agnelli del Politecnico di Torino e poi all'Energy Center

satellite in orbita

La medicina si interroga sul futuro e sulle implicazioni con le competenze aerospaziali

Sette sessioni di studio e più di 30 interventi per riflettere sulla medicina aerospaziale e sulle ricadute che contribuiscono a migliorare la vita quotidiana. Una tre giorni che dall’11 al 13 ottobre vedrà prima nell’Aula Magna “Giovanni Agnelli” del Politecnico di Torino e poi all’Energy Centre l’arrivo di professori universitari, ufficiali medici, piloti, esperti e ricercatori da tutta Italia per partecipare al XXXIII Convegno Nazionale dell’AIMAS, l’Associazione Italiana di Medicina Aeronautica e Spaziale. 

Dopo la prima sessione dedicata ai “Cento anni di Medicina Aeronautica in Italia” sulla scia dell’anniversario dell’Arma Azzurra, il Congresso si aprirà con il saluto del Generale Ispettore Capo (a) Enrico Tomao, alle autorità civili e militari. Poi si passerà alla consegna del Premio scientifico “I Guidoniani” e alla Lectio Magistralis tenuta da Franco Malerba, primo astronauta italiano, sul tema “Gravità artificiale per gli astronauti nei viaggi interplanetari”. Seguirà il Concerto del Coro PoliEtnico del Politecnico di Torino diretto dal M° Giorgio Guiot. 

Il 12 ottobre gli oltre 200 partecipanti entreranno nel vivo dei lavori con le sessioni dedicate alla “sinergia di un sistema complesso” e al rapporto tra “aereo ed aeroporto”. Si affronterà, poi, il tema della “medicina clinica aeronautica”, ma anche della sicurezza del volo, oltre che degli aspetti neurofisiologici e neuropsicologici delle neuroscienze aerospaziali.

 

“Come è ormai tradizione del nostro annuale appuntamento parleremo di spazio, di medicina aerospaziale e delle sfide future che chiamano tutti, scienziati, ricercatori, medici, uomini e donne del mondo della cultura, a contribuire a migliorare la vita quotidiana in seno alla comunità – sottolinea il presidente di AIMAS Generale Ispettore Capo (a) Enrico Tomao - . Tutte le figure professionali  sanitarie che si occupano di aeronautica e spazio nell’ultimo anno sono state chiamate a prendere decisioni  e fare scelte davanti a casi clinici specifici, ma anche a nuovi regolamenti, a problematiche e criticità legate al mondo aeronautico.  Per questo l’appuntamento torinese resta fondamentale non solo per l’AIMAS, ma per tutto ciò che ruota attorno al mondo della medicina aerospaziale che rappresenta ancora una volta l’anello di congiunzione tra la medicina tradizionale con le sue tante discipline e il mondo del volo”.

 

Quella aeronautica e spaziale è una branca della medicina che, nel tempo, sta assumendo un’importanza via via maggiore, sia in relazione a un futuro che prefigura una presenza dell’uomo nello spazio per periodi sempre più lunghi e sia per la vita sulla Terra stessa, contribuendo, ad esempio, a fornire indicazioni utili alla prevenzione e alla cura di malattie legate all’invecchiamento.

 

“La continua crescita tecnologica e le aumentate prestazioni dei velivoli – spiega il Tenente Colonnello Medico Paola Verde, Segretario Generale dell’AIMAS - hanno negli anni esposto l’organismo a sollecitazioni mentali e fisiche sempre più spinte, rendendo tutti consapevoli che le future limitazioni ai viaggi atmosferici e successivamente spaziali non sarebbero state quelle tecniche, ma quelle derivanti dai limiti di tolleranza dell’uomo. L’applicazione delle conoscenze mediche al mondo del volo, che originariamente nasceva per contrastare e prevenire patologie originate dal volo stesso, ha consentito negli anni lo sviluppo dei requisiti aeromedici di selezione e idoneità degli aviatori prima e degli astronauti poi, consentendo ad un numero sempre maggiore di persone di poter volare e lavorare in sicurezza anche se portatrici di patologie importanti. 

Nel tempo – aggiunge Paola Verde - la medicina aeronautica, che già trattava di un ambiente considerato estremo, ha contribuito allo sviluppo di una più vasta medicina degli ambienti straordinari e insieme alla medicina subacquea e a quella che tratta gli ambienti confinati, ha dato un impulso fondamentale alla conquista dello spazio.

 I primi astronauti erano tutti professionisti provenienti dal mondo del volo, assistiti da scienziati con piena padronanza della medicina aeronautica che di fatto dovevano garantire la sopravvivenza di un essere umano durante un volo anche se in un ambiente completamente nuovo. Gli astronauti che volano sulla Stazione Spaziale Internazionale rimangono nell’orbita bassa terrestre, parzialmente protetti dagli effetti delle radiazioni grazie al campo magnetico terrestre ed osservano rigide contromisure per contrastare gli effetti negativi della microgravità.

Ma cosa succederà a chi parteciperà allo sbarco su Marte o colonizzerà la luna? Solo la ricerca scientifica potrà dare queste risposte utilizzando per adesso la stazione orbitante come laboratorio per conoscere sempre di più l’ambiente spaziale e i suoi effetti sull’uomo, non solo per migliorare le condizioni di vita degli astronauti e preparare le future missioni di esplorazione ma anche per aiutare i comuni cittadini sulla Terra.

La ricerca biomedica spaziale – evidenzia il Tenente Colonnello Paola Verde - ha sollevato il velo sui meccanismi di molte patologie, portando, ad esempio, a generare importanti strumenti medici, perché attenuare la gravità che influenza gli studi terrestri, può aiutare a capire molti aspetti della vita che ci circonda”. 

comunicato stampa

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