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Politica | 26 maggio 2024, 10:07

Pentenero: "Medio Oriente, giusto che le Università siano spazio di riflessione, ma non sono luoghi di preghiera"

La candidata alle Regionali per il centrosinistra: "Bene le manifestazioni, purché siano dialoganti e pacifiche. Ma faccio appello al senso di responsabilità degli studenti"

Gianna Pentenero

Gianna Pentenero

"I nostri atenei fanno parte del mondo accademico e sono inseriti in una rete della conoscenza globale che, in tutto il mondo, oggi sta chiedendo attenzione per il Medio Oriente, per la crisi umanitaria a Gaza e per il cessate il fuoco. Anche i nostri atenei fanno parte di questo sistema, quindi è normale che ci siano manifestazioni, peraltro previste dalla nostra Costituzione, purché siano dialoganti e pacifiche. Su questo non c'è dubbio: il diritto di manifestare è un diritto tutelato dalla Costituzione", così Gianna Pentenero, candidata alle Regionali per il centrosinistra, sui fatti degli ultimi giorni.

"L'occupazione dovrebbe essere un momento di approfondimento, di conoscenza e di comprensione di quello che sta succedendo - prosegue -. Che dalle manifestazioni arrivi un messaggio di richiesta di pace credo sia assolutamente positivo. Bisogna ovviamente fare appello al senso di responsabilità degli studenti, perché è evidente, come dicevo prima, che la manifestazione deve essere pacifica e non deve essere volta a distruggere nulla. Manifestare vuol dire esprimere un proprio pensiero, e spero che lo possano esprimere nel modo più pacifico possibile, facendo appello al loro senso di responsabilità. L'università è la loro casa, dove lavorano e passano un pezzo della loro vita, e quindi va rispettata".

"Sulla seconda questione, riguardo alle preghiere, l'università non è un luogo di preghiera. Tutte le religioni hanno i loro luoghi di preghiera, comprese le religioni musulmane. Qui a Torino, peraltro, c'è una rete di luoghi di culto dedicati a loro, e quindi sono d'accordo sul fatto che le preghiere non debbano avvenire dentro le università. L'università non è un luogo di culto. Non so cosa volessero dimostrare con questo episodio, ma ribadisco che si prega nei luoghi deputati al culto e l'università non è uno di questi".

"Torino è sempre stata una città accogliente, con una grande capacità di lavoro sull'integrazione. Mi sono occupata della multiculturalità fino a poco tempo fa, e abbiamo firmato un protocollo con i 21 luoghi di culto della città. Come Città di Torino, esiste un protocollo che definisce le modalità con le quali possono essere utilizzati alcuni luoghi di culto. Quali sono gli obiettivi? Permettere alle persone di praticare la propria fede. Su questo non ho dubbi. Esiste anche il Comitato Interfedi, un'esperienza unica in Italia, e il protocollo firmato con la città e il Comitato Interfedi è stato valutato dalla Comunità Europea come una delle migliori prassi di integrazione culturale e religiosa, volto a favorire il dialogo all'interno di una città metropolitana".

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