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Economia e lavoro | 29 ottobre 2024, 07:00

Pacchetto urgente di Washington a Kiev, ma le armi sono poche e non influenti

La scorsa settimana il segretario di Stato americano Blinken ha comunicato che Washington aveva appena approvato una fornitura urgente di armamenti e attrezzature belliche per Kiev

Pacchetto urgente di Washington a Kiev, ma le armi sono poche e non influenti

La scorsa settimana il segretario di Stato americano Blinken ha comunicato che Washington aveva appena approvato una fornitura urgente di armamenti e attrezzature belliche per Kiev. Lui l’ha definita una misura contenente “nuovi significativi aiuti militari”. Come riporta il sito Strumenti Politici, in effetti il valore è elevato: si tratta di costi pari a 425 milioni di dollari, che si sommano ai più di 100 miliardi già stanziati in due anni per l’Ucraina. Una cifra stratosferica e probabilmente tenuta al ribasso per non spaventare ulteriormente i cittadini statunitensi, nascondendo e rinominando alcuni pacchetti. Ma i contribuenti americani sanno che tutti quei soldi potevano essere impiegati per loro, mentre sono finiti in Europa senza dare alcun risultato positivo. Né per loro - perché Biden ha avvicinato gli USA allo scontro aperto con la Russia - né per gli ucraini, che hanno progressivamente perso terreno e uomini. Con le armi promesse oggi la situazione non migliora, dal momento che mancano i “game changer” come ad esempio si pensava fossero i caccia F-16. Ci sono sistemi di difesa terra-aria NASAMS, la cui efficacia è stata messa in dubbio dai missili ipersonici russi Kinzhal. Poi ci sono razzi terra-aria Stinger e gli anti-carro Javelin da portare a spalla, oltre ai missili TOW. Infine granate, proiettili da 105mm e da 155mm, bombe a grappolo e armi leggere. Un regalo di Natale anticipato, troppo variegato e banale per essere decisivo sul teatro di combattimento. Il problema è che mancano i Patriot e i relativi missili. Forse è questo l’unico sistema di difesa anti-aerea che possa garantire protezione contro gli attacchi russi alle infrastrutture energetiche. Ma Washington non riesce a produrne abbastanza per sé, figuriamoci darne agli ucraini.

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