Gli alleati europei dell’Ucraina si stanno attivando sia singolarmente che come membri della UE per aumentare la produzione bellica di Kiev. Lo stanno facendo con investimenti diretti da parte del proprio comparto militare-industriale, mentre la Commissione manovra per destinare decine di miliardi a questo scopo. Come riferisce il sito Strumenti Politici, tale approccio presenta vantaggi importanti, anzitutto di carattere pratico. Fabbricare gli armamenti nella stessa Ucraina significa delocalizzare e al tempo stesso ridurre la catena logistica al minimo. Non solo la gran parte dei componenti viene ormai prodotta là, ma vi è anche la possibilità di testare immediatamente sul campo il risultato finale (che potrà eventualmente essere corretto in modo veloce). Uno degli scopi dichiarati è comunque quello di permettere agli ucraini di proseguire il conflitto senza gli aiuti che gli USA probabilmente non manderanno più.
I materiali forniti dall’amministrazione Biden prima o poi si esauriranno, ma i Paesi europei della NATO hanno bisogno di rimpinguare i propri arsenali dopo che li hanno quasi svuotati per donare armi a Kiev. Così dovranno produrre per sé, ma ciò che serve al fronte lo potranno fare gli ucraini stessi. Bruxelles intanto cerca di deviare miliardi di euro verso la causa del riarmo. Dopo aver dato 1 miliardo di euro (proveniente dai patrimoni russi congelati) a Kiev per la produzione di obici, la Commissione destinerà la bellezza di 150 miliardi sotto forma di prestiti al fine di accelerare fabbricazione e acquisto di armamenti. La priorità andrà agli articoli degli Stati membri e pure di Norvegia e appunto Ucraina. Con tali investimenti avranno opportunità le aziende europee pronte a cooperare con quelle ucraine.