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Attualità | 29 maggio 2025, 17:37

Il governo taglia i fondi, futuro opaco per il liceo artistico nel carcere: “Una decapitazione interiore” [VIDEO]

Dal prossimo anno a rischio le prime due classi: “Così diventiamo una scuola esclusiva. Per gli studenti è un processo di rinascita"

Il governo taglia i fondi, futuro opaco per il liceo artistico nel carcere

Il governo taglia i fondi, futuro opaco per il liceo artistico nel carcere

Cinque classi e novanta alunni. Un’attività costante, con lezioni di italiano, storia, scienze, matematica e, ovviamente, le materie artistiche. Un liceo artistico in piena regola, ma all’interno del carcere. È il progetto partito nel 2013 su cui ora aleggia lo spettro dei tagli operati dal Miur che, nei fatti, troncherà l’attività di rieducazione all’interno del Lorusso e Cotugno. O meglio, si concluderà l’attività di chi è ancora iscritto, dalla terza alla quinta, ma dal prossimo anno non si potranno formare nuove classi. 

Dalla prima alla terza: "Così escludiamo"

Chi quest’anno era in prima, passerà direttamente alla terza. Mentre non verranno prese in considerazione altre iscrizioni. 

“In questo modo diventiamo una scuola esclusiva - commenta Annalisa Gallo referente del primo liceo artistico in carcere - accessibile solo per chi ha dei titoli di studio. Fondamentale per noi avere i primi due anni: per dare continuità al progetto cominciato anni fa e soprattutto perché abbiamo studenti che vorrebbero continuare. Per chi verrà catapultato in terza sarà complicato, perché li mancheranno tutte le competenze base per andare avanti. Questo provoca un insuccesso, in primis, personale".

La protesta

Questa mattina i docenti hanno presidiato l’ingresso dell’istituto di pena alzando dei cartelli che riportano, fuori dalle mura del carcere, quello che sono i giudizi degli studenti sul loro percorso scolastico: “La scuola funge da terapia”, “quando sono in classe mi sento una persona normale”, “in questo inferno i professori sono stati in grado di ritagliare un pezzo di paradiso”, “quando sono in classe mi sento più libero”, “questi tagli sono una decapitazione interiore”.

E nel frattempo gli stessi studenti all’interno dell’istituto di pena si sono seduti in protesta in classe, ben oltre l’orario di lezione. A dimostrare come siano loro i primi a patire per la scelta del ministero.

Per loro studiare è un processo di rinascita - continua la referente - i giovani adulti trovano un modo per diplomarsi, cosa che magari prima non avevano mai pensato di fare. È una soddisfazione raggiungere degli obiettivi. E da questo percorso in tanti poi si iscrivono all’Università”.  

"Vogliamo fatti concreti"

Intanto la questione arriva sui tavoli della politica, sia regionali che romani. Daniele Valle, consigliere del Pd, con la collega di partito Emanuela Verzella, ha presentato un ordine del giorno per chiedere un impegno da parte della giunta regionale. Mentre, sempre dal Partito Democratico, arriva l’interrogazione della vicepresidente in Senato dem Anna Rossomando. Ma anche alla Camera un documento analogo è stato presentato da Marco Grimaldi, deputato di Avs. 

Anche i sindacati hanno espresso la loro contrarietà: "La scuola rappresenta spesso l’unica, concreta, possibilità di riscatto, socializzazione e cambiamento per le persone detenute, svolgendo una funzione educativa e rieducativa fondamentale per il reinserimento nella società. Denunciamo i tagli degli organici della scuola, chiediamo di garantire l’adeguata prosecuzione delle attività scolastiche in carcere, del sistema di istruzione degli adulti (serali e CPIA) e, più in generale, la garanzia del diritto allo studio delle lavoratrici e dei lavoratori.

Chiediamo che sia riconosciuto il lavoro e le professionalità degli insegnanti che, da anni, operano all'interno del carcere, garantendo la continuità delle attività e la loro valorizzazione. La scuola, nel carcere così come nella società, rappresenta il più importante strumento di emancipazione sociale che la nostra Costituzione assegna in capo a ciascuno di noi, insieme a un lavoro dignitoso e di qualità.  Tali diritti fondamentali non possono essere subordinati a scelte puramente economiche o lineari, ma devono tenere conto della complessità del tessuto sociale e del ruolo fondamentale che la scuola può giocare nel ricomporlo".

Aspettiamo risposte sicure - conclude Annalisa Gallo - Vogliamo stabilità e fatti concreti”.

Al presidio hanno partecipato, o comuque peeso posizione, i rappresentanti del consiglio regionale di PD (Gianna Pentenero, Nadia Conticelli e Laura Pompeo), M5S (Sarah Disabato, Alberto Unia e Pasquale Coluccio) e AVS (Alice Ravinale e Valentina Cera con il deputato Marco Grimaldi). 

Il Pd: "La scuola bene prezioso"

La scuola per adulti e in particolare la scuola in carcere - comentano Pentenero, Conticelli e Pompeo - è un bene prezioso che non solo va preservato e difeso, ma anzi va potenziato. Non ha alcuna logica promuovere dei tagli laddove la formazione non rappresenta solo un passaggio di saperi, ma un elemento  fondamentale di rieducazione per i  detenuti". E annunciano come sarà fondamentale, in questo senso, il prossimo consiglio regionale dove si discuterà il piano di dimensionamento scolastico. 

Mentre Ravinale, Cera e Grimaldi parlano di un "totale disinteresse per la funzione di risocializzazione per il carcere". 

AVS e M5S promettono battaglia

"In carcere - sostengono gli esponenti di Avs - la scuola non dovrebbe rappresentare una parentesi né un privilegio, ma la possibilità di iniziare un percorso didattico, di inclusione e rieducazione, rispettando la funzione di  riabilitazione della pena prevista dalla Costituzione".

Ponendo l'attenzione anche ai tagli previsti presso il Curie-Vittorini di Grugliasco o presso il Buniva di Pinerolo. "Il diritto allo studio - hanno dichiarato dal fronte pentastellato Disabato, Unia e Coluccio - dovrebbe essere garantito a tutte e tutti, e che nella fattispecie del carcere è fondamentale non solo per la rieducazione e il reinserimento nella società, ma anche per ridurre le recidive una volta scontata la propria pena".

E anche i Cinque Stelle promettono di depositare un atto in Consiglio regionale, da portare in discussione già la prossima settimana.

Daniele Caponnetto

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