Bene il turismo, male l'abbigliamento: si può sintetizzare così la fine dello scorso anno e l'inizio del 2025 per le imprese torinesi del terziario. Lo studio di Ascom Confcommercio Torino e provincia, realizzato da Format Research sui dati da settembre a marzo, disegnano un quadro incerto ma stabile, con alcune note positive e dati positivi per l'occupazione, ma un peggioramento dell'andamento economico.
Nonostante non siano settori legati pesantemente alle esportazioni e quindi con la spada di Damocle dei dazi americani, subiscono comunque il clima generale di incertezza e il rischio di contrazione economica che questo comporta.
Calato l'indice della fiducia
Il campione di 800 aziende su cui è stata realizzata l'indagine, infatti, ha dichiarato un calo di fiducia sull'andamento della propria attività. L'indice è sceso da 47 del precedente semestre a 40, previsto anche per i prossimi sei mesi e comunque superiore alla media nazionale di 36.
Il 68% di imprese ha giudicato migliore o uguale il proprio andamento economico rispetto ai sei mesi precedenti, mentre in tutto il 2023 erano il 78% a dichiararlo e il 73% nel 2024. Il 13% di aziende che ha giudicato un miglioramento rispetto ai sei mesi precedenti è il dato più basso degli ultimi due anni, contro il picco del 31% a dicembre 2023.
Ristorazione e turismo sorridono
I due settori con più miglioramento sono la ristorazione e il turismo. Proprio quest'ultimo è quello che mantiene standard migliori, compresa l'occupazione che - in generale - è aumentata o rimasta invariata per l'88% delle imprese. Anche per questo valore, il secondo settore con più incremento di occupazione è la ristorazione, mentre fatica il commercio no-food, in particolare l'abbigliamento. La forbice tra chi registra più occupati e chi invece registra un peggioramento è però negativa, con il 10% di miglioramento contro un 12% di diminuzione.
Sul fronte finanziario, è positiva la liquidità in aumento, che comporta una maggiore capacità di fare fronte alle spese. Il dato di chi ha dichiarato un miglioramento rispetto a settembre 2024 è addirittura triplicato dal 3% al 9%, con l'indice passato da 33 a 38 e la previsione di un aumento a 40 per i prossimi 6 mesi.
Calano i ricavi
Il semestre precedente era però stato il peggiore per Torino, con un indice di 7 punti inferiore alla media italiana e ben il 38% delle imprese che valutava un peggioramento nella propria liquidità. Invece in calo i ricavi: il 31% dichiara un peggioramento rispetto al semestre precedente, quando era stato il 26% a peggiorare. L'indice continua a scendere dal 49 di dicembre 2023 al 41 attuale, con una prospettiva di leggero miglioramento - un punto - per settembre 2025. La situazione è comunque migliore alla media italiana, scesa a 39 dai 45 di settembre 2024, stesso valore che aveva anche Torino.
"Le aziende che lavorano col turismo - ha commentato la presidente di Ascom Confcommercio Torino e provincia Maria Luisa Coppa - hanno dati positivi e vedono il futuro in modo più roseo. Il commercio no food invece è in una situazione di estrema incertezza e preoccupazione, in particolare il settore abbigliamento, in crisi sia per esportazioni che per vendite interne. Resistono gli imprenditori che hanno saputo inventarsi un'impresa diversa. Ricette? Entrare nella comunicazione è importante, farsi conoscere non solo nel mercato locale. C'è bisogno di storytelling, di raccontarsi. Il turismo non è insignificante: dove ci sono turisti le imprese lavorano di più. Torino deve spendere una carta importante sullo shopping, se in altre città compri la moda a Torino compri lo stile".
L'importanza del fattore sicurezza
Da non sottovalutare il fattore sicurezza, che danneggia i commercianti e svaluta i quartieri, diminuendo la presenza di acquirenti. "Abbiamo avuto interlocuzioni col prefetto - ha dichiarato Coppa - e faremo incontri con gli imprenditori per fare segnali cosa si può fare e soprattutto come prevenire. Spaccate e degrado sono un segnale brutto che possono peggiorare una situazione già fragile: è un danno economico in una situazione in cui le imprese già un po' faticano. Servono telecamere e sicurezza della pena".
"Bisogna lavorare per fare percepire la differenza tra un acquisto tra un negozio online e un negozio fisico, dove c'è qualcuno che ti serve - ha commentato il direttore di Ascom Confcommercio Torino e Provincia Carlo Alberto Carpignano, sul tema delle difficoltà del settore abbigliamento - Bisogna sottolineare il valore della prossimità".
Per quanto riguarda la ristorazione, nonostante i dati siano abbastanza positivi, il direttore segnala un campanello d'allarme sulla difficoltà di trovare lavoratori. "La ristorazione - ha spiegato - evidenzia una difficoltà nell'incrociare domanda e offerta. L'elemento maggiore è la modalità in cui viene svolto il lavoro: serale, nei giorni di festa, con orari non agevoli. La risposta è solo una: formazione professionalizzante di eccellenza, da incrementare alla massima velocità".
Il ricorso all'aiuto delle banche
Infine, da segnalare un aumento delle domande di finanziamento alle banche per investire, che salgono dal 27% di settembre al 32% di marzo, rispetto al 21,6% nazionale. Aumento del 4% per le imprese che hanno chiesto un finanziamento per esigenze di liquidità (da 54 a 58%, contro il 76% nazionale) e in diminuzione chi l'ha fatto per pagare il debito, dal 19 all'11%.