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Economia e lavoro | 07 luglio 2025, 07:00

Giovanni Giamminola, da Torino al vertice del pensiero AI italiano

Narrativa di un CEO diventato voce della rivoluzione cognitiva

Nel 2000, un ragazzo scriveva il suo primo programma di ecommerce. Lo faceva non per moda o per vanto, ma per curiosità autentica, per quella spinta interiore che trasforma l’interesse in vocazione. Oggi, quello stesso ragazzo è diventato uno dei punti di riferimento italiani nel pensiero strategico legato all’intelligenza artificiale.

Giovanni Giamminola non è un teorico da salotto né un tecnico da laboratorio. È stato CEO e direttore generale per vent’anni tra Europa e Nord America. Ha gestito miliardi, guidato multinazionali e aziende familiari, vissuto board e riunioni operative. Ha fondato startup, pubblicato libri e insegnato in master universitari. Ma soprattutto, ha fatto una scelta rara: trasformare l’esperienza in visione.

Il suo ultimo libro si intitola Il Manager Potenziato e non è l’ennesimo manuale da scaffale aziendale. È una dichiarazione di guerra ai vecchi paradigmi, una proposta netta: l’intelligenza artificiale non è un tool, è un nuovo cervello. E se non impariamo a pensarci insieme, verremo superati.

“L’Italia mi ha insegnato la disciplina. L’America invece l’ambizione. L’intelligenza artificiale, l’umiltà.” Questa frase non è una trovata pubblicitaria. È il riassunto esatto di un pensiero lungo quarant’anni. Chi conosce Giovanni sa che non rincorre il trend del momento. Sa che la sua forza è nel ritmo lento del ragionamento, nella profondità del dubbio, nella necessità di coniugare tecnologia ed etica senza perdere l’umano.

La narrazione corrente dell’AI è polarizzata: chi la esalta come panacea, chi la demonizza come minaccia. Giamminola fa una cosa diversa. Scava nei sistemi decisionali, esplora le neuroscienze, cita la filosofia antica e il darwinismo cognitivo. Non gli interessa l’ultima funzionalità di ChatGPT. Gli interessa capire cosa succede alla mente quando delega un pezzo della propria intelligenza.

Una metafora ricorre spesso nei suoi interventi pubblici: quella del System Zero. Non si tratta di un gadget da installare, ma di un’estensione cognitiva, una sorta di “terzo cervello” che ci obbliga a ripensare i primi due. Il sistema lento e quello veloce di Kahneman vengono superati da un’intelligenza ibrida, condivisa, potenzialmente più lucida. Ma a patto di accettare la perdita di controllo.

La resistenza al cambiamento, spiega Giamminola, è una forma di narcisismo. Perché l’AI non ci mette in crisi in quanto tecnologia, ma in quanto specchio. Per la prima volta nella storia, un software può batterci a scacchi, diagnosticare meglio un tumore, scrivere un codice più pulito. “Lo so, è disturbante ammetterlo. Ma è proprio qui che si gioca la partita del futuro.”

Il legame con Torino, però, non è solo biografico. È metodologico. Torino è una città-laboratorio, storicamente chiusa ma visionaria. Ha dato i natali a innovatori silenziosi, a industrie che hanno cambiato il Novecento. In questa eredità si iscrive anche il pensiero di Giamminola: niente slogan, solo lavoro sistemico. Niente hype, solo strategia.

A Torino Giovanni Giamminola ha mosso i primi passi di una ricerca di machine learning orientato a un programma di intelligenza predittiva per il settore farmaceutico, per poi consolidare il sodalizio con la città sabauda grazie a importanti collaborazioni con multinazionali e grandi aziende che hanno sede nel capoluogo piemontese. Il suo percorso poliedrico lo ha portato a un approccio pragmatico ma visionario e creativo.

Nel libro, ad esempio, non troviamo trucchetti per usare meglio l’AI. Troviamo invece una riflessione potente su come le aziende devono ristrutturarsi, non a livello tecnico, ma culturale. Il vero ostacolo non è il budget. È l’identità. È il board che si ostina a non mettersi in discussione. È il middle management che teme l’obsolescenza. È il CEO che compra licenze ma non cambia linguaggio.

“Chi pensa che l’AI sia un progetto IT è già fuori mercato.”
 La trasformazione, spiega Giamminola, parte dall’alto. E l’alto non è il potere, ma la consapevolezza. La leadership del futuro non sarà verticale, ma diffusa. Non basata su controllo, ma su co-evoluzione. Un Darwinismo non sociale, ma cognitivo.

Chi ha conosciuto Giovanni nelle aule universitarie lo descrive come un docente magnetico. Chi lo ha visto in azienda parla di una mente tagliente, pragmatica. Chi lo legge, invece, riconosce una cosa rara: una voce nuova, non sedotta dalla retorica dell’AI salvifica né da quella apocalittica. Una voce che invita a pensare, a formarsi, a evolversi.

Torino lo ha visto partire con le prime campagne online in Italia. Ora lo rivede tornare con un manifesto: non basta integrare l’AI, bisogna riformattare il cervello aziendale.

E se è vero che ogni rivoluzione ha bisogno di un linguaggio, il suo ha un nome preciso: “Il Manager Potenziato”.

Scopri il libro di Giovanni Giamminola: Il Manager Potenziato – www.giamminola.ai










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