Ha da poco discusso la sua tesi, dedicata all’ecografia polmonare, e da maggio è il nuovo medico di base di Villafranca Piemonte. Villafranchese, Caterina Rovetto sogna di fare questo lavoro fin da bambina: “In famiglia si racconta che già a sei anni affermavo che mi sarebbe piaciuto lavorare negli ospedali” racconta. Dopo aver frequentato le elementari e le medie in paese, il suo percorso di studi è proseguito al Liceo scientifico Bodoni di Saluzzo per poi approdare alla facoltà di medicina e chirurgia dell’Università di Genova e infine al corso di specializzazione in medicina generale terminato giovedì 26 giugno con la discussione della tesi. “Durante gli studi mi resi conto che mi piaceva anche la cardiologia, ma fu l’affiancamento alla mia dottoressa di famiglia a farmi capire quale fosse veramente la mia strada. Fare il medico di base vuol dire non annoiarsi mai: nei nostri ambulatori ci troviamo ad affrontare situazioni molto diverse tra di loro”.
Il suo ambulatorio è in via San Sebastiano, all’interno della struttura destinata a diventare il polo sanitario del paese. Lì ha preso servizio anche il dottore Simone Nicolino, suo compagno di corso durante la specializzazione. “Il futuro della medicina generale è il lavoro in gruppo – afferma – perché ci permette di sostenerci reciprocamente in caso di assenze e sostituzioni, di consultarci e ricevere consigli e, infine, di condividere alcune funzioni come quella della segreteria”. Lei e il suo collega, infatti, puntano a dotarsi di una segreteria che risponda di persona alle richieste dei pazienti.
Per il futuro della sua professione, Rovetto confida nell’utilizzo dell’ecografo. Lei stessa ha iniziato il suo lavoro in ambulatorio a Villafranca Piemonte, e a domicilio, con un ecografo portatile: “È di grande utilità perché ci permette di evitare ai pazienti visite specialistiche inutili”, commenta.
E da maggio il numero di pazienti che si rivolgono a lei è in crescita: “Alcuni di loro mi conoscevano già e sono molto soddisfatta di lavorare in paese – spiega –. Sapevo che c’era un forte bisogno di medici di base. In passato i due dottori storici erano andati in pensione e le due dottoresse rimaste avevano già raggiunto il numero massimo di pazienti. Molti compaesani erano quindi costretti a rivolgersi altrove”.