Dal 30 settembre al 10 ottobre 2025, l’atrio di Palazzo Nuovo ospita l’installazione immersiva La rivoluzione a 33 giri, un percorso multimediale dedicato al ruolo del disco politico nella storia culturale e sociale italiana tra gli anni Sessanta e Settanta. L’iniziativa si inserisce nel progetto di ricerca PRIN 2022 “Atlante della discografia antagonista. Italia 1958-1980”, coordinato dal Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Torino, e comprende anche una installazione multicanale in piazza Bodoni, in collaborazione con il festival To Listen To, un convegno di studi e una seduta di gioco da tavolo
A cura di Jacopo Tomatis e realizzata con la collaborazione tecnica di StudiumLab, l’installazione ricostruisce un ambiente domestico tipico del periodo, trasformato in uno spazio interattivo e sensoriale. Attraverso un innovativo sistema di manipolazione di oggetti fisici – riproduzioni di dischi dotati di tag RFID/NFC – il pubblico potrà attivare contenuti audio e video che raccontano la ricca produzione di musica e documenti sonori di carattere politico in Italia.
Le proiezioni, basate su una rielaborazione delle copertine dei dischi, fungono da strumento per favorire un ascolto “espanso”, immersivo e concentrato. I partecipanti e le partecipanti sono invitati, da un lato, a riflettere sul proprio rapporto personale e politico con il materiale sonoro che viene proposto, e, dall’altro, a concentrarsi sull’esperienza stessa dell’ascolto, in un’epoca segnata da pratiche di fruizione più discontinue e spesso meno focalizzate, in cui la musica (almeno in apparenza) ha cessato di essere il cuore di un’identità politica condivisa.
Negli anni del boom economico e della contestazione, il disco si è affermato come mezzo privilegiato per diffondere idee, costruire identità collettive e dare voce a movimenti e comunità. Ogni battaglia politica di quegli anni – dal movimento femminista alla Palestina, dal Cile alla lotta per la casa, dalla celebrazione della Resistenza alla battaglia per il divorzio – ha lasciato traccia su disco. La mostra esplora questo patrimonio unico, spesso disperso, che oggi torna a essere risorsa fondamentale per la memoria storica e culturale del Paese.
L’installazione sarà inaugurata in occasione del convegno previsto per i giorni 2 e 3 ottobre 2025, durante il quale studiosi e studiose si confronteranno sul ruolo del suono registrato nelle pratiche politiche e culturali del Novecento.
Una seconda installazione – Δ74 - Cartografie di un’assenza. Suoni dallo scontro – paesaggi sonori della violenza politica in Italia – firmata dal sound designer Andrea Marazzi e realizzata nell’ambito della quarta edizione di To Listen To – Festival dell’ascolto sperimentale, ideato dalla Scuola di Musica Elettronica del Conservatorio di Torino, occuperà invece Piazza Bodoni alle 18 del 2 ottobre. A partire da registrazioni pubblicate su disco legate alla violenza politica in Italia tra anni Sessanta e Settanta, l’installazione mette scena un paesaggio sonoro della memoria, focalizzandosi sui suoni della strage neofascista di Piazza della Loggia a Brescia del 1974. Le fonti d’archivio – comizi, rumori ambientali, voci, reazioni – vengono rielaborate su sei canali audio per creare uno spazio immersivo, e per costruire una presenza sonora che interroga il nostro rapporto con la storia e i suoi resti. Il suono non viene trattato come semplice documento ma come materiale vivo, capace di riattivare l’ascolto come gesto politico.
Il programma è completato dalla presentazione del gioco da tavolo Mirafiori 1969. Scene di lotta di classe a Torino, il 6 ottobre alle 14 nell’atrio di Palazzo Nuovo, a cura di Giaime Alonge e Riccardo Fassone. Mirafiori 1969 è un gioco da tavolo per tre giocatori che simula le tensioni politiche e sociali che portarono all’autunno caldo del 1969, realizzato nel contesto di un seminario di game design collaborativo con studenti e studentesse del DAMS di Torino. Nell’occasione, sarà possibile partecipare a una seduta di gioco.
«Per una buona parte del Novecento - dichiara Jacopo Tomatis - il disco è stato anche un medium comunitario, da ascoltare insieme, ed è stato centrale nella costruzione delle identità politiche delle italiane e degli italiani, a sinistra come a destra. Occuparsi del patrimonio dei dischi politici, però, non ci porta solo a confrontarci sul nostro passato di cittadine e cittadini e su chi siamo oggi, nel bene e nel male. Ci costringe anche a riflettere su che cosa significa ascoltare, nell’epoca della musica digitale e delle piattaforme. I dischi sono oggetti della cultura materiale: si comprano, si regalano, si collezionano, si tramandano di generazione in generazione. Il loro ascolto implica un elemento manipolazione e di presenza che si è perso nell’epoca contemporanea – e la riscoperta del vinile che caratterizza l’ultimo decennio è soprattutto la risposta a questa perdita. Il nostro progetto Atlante della discografia antagonista. Italia 1958-1980 è anche un tentativo di riflettere su questo, spostando l’attenzione dalla musica alle pratiche, a che cosa le persone fanno con la musica, e intorno alla musica».