All’Europa toccherà sborsare cifre enormi per consentire all’Ucraina di continuare a sopravvivere come Stato funzionante ancora il prossimo anno. Non aiuta il fatto che gli USA si stiano defilando da tale impegno.
Vero è che il Congresso sta approvando altri aiuti per Kiev, ma la tendenza è segnata: gli alleati di Zelensky disposti ad andare ancora avanti sono la UE insieme a Paesi europei della NATO come Regno Unito e Norvegia.
Come riferisce il sito Strumenti Politici, il volume di assistenza finanziaria di cui discutono a Bruxelles è nell’ordine delle decine di miliardi. A partire dal 2022 abbiamo dato 178 miliardi, ma per il prossimo biennio ne servono altri 51. Poi per alimentare lo sforzo bellico ucraino occorrono almeno 80 miliardi.
Come mettere assieme il gruzzoletto con cui stipendiare l’apparato statale ucraino nel 2026 e magari pure nel 2027? I vertici della Commissione insistono sullo sfruttamento dei patrimoni russi congelati, progetto rimandato perché piuttosto complicato e pericoloso sotto vari aspetti, ma oggi non sembra avere molte alternative. I ministri europei ne parleranno ancora a fine ottobre, ma si conoscono in anticipo le obiezioni di Slovacchia e Ungheria, alle quali si aggiunge nel fronte euroscettico la Repubblica Ceca fresca di elezioni parlamentari.
Tuttavia anche i Paesi più europeisti e filo-ucraini quali Belgio e Olanda chiedono di andarci coi piedi di piombo. Il primo infatti è sede dell’ente che ha incamerato quei patrimoni, l’Euroclear, il quale si assumerebbe la responsabilità di gestirli con modalità che andrebbero oltre il diritto internazionale. Il premier belga invita a ragionare bene e a condividere fra i Paesi membri il peso politico e giuridico di tale decisione. Anche il premier del Lussemburgo considera complicata questa via, che spaventa infine altresì il governo italiano.
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