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Copertina | 01 novembre 2025, 00:00

La doppia sfida di Antonella Parigi Torino Città delle donne e Moncalieri capitale italiana della cultura 2028

La fondatrice del Circolo dei lettori e della scuola Holden: "La cultura può essere il motore per riqualificare spazi urbani, creare comunità e contribuire al benessere della persona"

La doppia sfida di Antonella Parigi  Torino Città delle donne e Moncalieri   capitale italiana della cultura 2028

Antonella Parigi da anni è presidente di Torino Città delle Donne. Cosa si propone questa associazione e quali sono le prossime iniziative che intende mettere in campo? 

"L’associazione è di fronte a una grande sfida. Negli anni è molto cresciuta portando avanti diversi progetti. Oggi il suo obiettivo principale è quello di creare un Osservatorio cittadino sulle politiche di genere, un’iniziativa che condividiamo con il Politecnico di Torino ma in cui ovviamente devono essere coinvolte tutte le associazioni, gli enti e le istituzioni che si occupano di questi temi. Si tratta di uno strumento per raccogliere e monitorare dati in ottica di genere, non solo sulle imprese, ma anche su istruzione, salute, violenza e altri ambiti. L’obiettivo è rendere Torino un laboratorio di buone pratiche". 

La parità di genere quanto è ancora realmente lontana nella vita pubblica? 

"Nonostante in Italia sia la premier donna  sia la leader del principale partito di opposizione siano donne, nel Global Gap Index, un’indagine a livello mondiale che misura la parità di genere nei diversi paesi, l’Italia si situa al fondo della classifica continuando a perdere posizioni. Pesa soprattutto il carico di cura che è ancora interamente sulle spalle delle donne, figli, genitori, parenti disabili Questo produce una grande penalizzazione sia nella partecipazione alla vita pubblica sia nel percorso lavorativo e nella crescita professionale". 

Lei ha fondato la Scuola Holden assieme ad Alessandro Baricco, ha ideato e diretto Torino Spiritualità, è stata assessora regionale con la Giunta Chiamparino. Di cosa va più orgogliosa? 

"Mi permetta di aggiungere il Circolo dei lettori che ho fondato nel 2006 e diretto fino al 2014. Sono felice che queste iniziative continuino a vivere, ma non sono il tipo di persona che si guarda indietro. Io ho in mente solo il futuro. Sono purtroppo molto creativa, dico purtroppo perché ogni giorno ho mille idee e progetti e devo imparare a frenarmi perché ovviamente non si può fare tutto". 

Come si immagina la Torino del 2030 e quali sono le sfide future da vincere? 

"Torino ha un forte dna che è la propensione alla sperimentazione. Da sempre è un laboratorio d’innovazione e io credo che nel futuro noi dobbiamo enfatizzare questo aspetto, cercando di creare le condizioni materiali ed immateriali per chi vuole innovare. Ma non possiamo dimenticare l’altra caratteristica, quella che ci viene dai santi sociali e ha forti radici. Oltre all’innovazione, mi aspetto una città che pratichi sempre di più la solidarietà e si proponga come laboratorio per superare le disuguaglianze, la vera piaga di questi nostri anni.

La diseguaglianza non è solo economica, ma si estende all’accesso all’istruzione, alla cultura, alle cure mediche, all’aspettativa di vita. Mi piacerebbe che dalla mia città, partisse un modello che parli al mondo e si proponga come alternativa all’egoismo imperante". 

Dall’estate del 2024 è assessora alla Cultura di Moncalieri. Come è stato passare dalla Regione ad un Comune della provincia? 

"E’ un’esperienza per me bellissima perché lavorare in un Comune significa poter stare con le persone e vicino a loro, conoscere le loro vite e ascoltare voci nuove. La Regione è un ente più lontano dalle dinamiche territoriali. Io in fondo sono innamorata dell’umanità più di ogni altra cosa.  Poi naturalmente conta una buona squadra e un sindaco illuminato e allora diventa un’esperienza straordinaria". 

Come è nata l’idea di candidare Moncalieri a capitale italiana della cultura 2028? 

"A Moncalieri ci sono esperienze che possono essere modello per l’Italia intera. Vanno oltre la presenza di importanti monumenti storici come il Castello di Moncalieri. C’è un’attenzione alle persone, un welfare pensato per sconfiggere il grande nemico dei nostri tempi, la solitudine, c’è un tessuto associazionistico dove la cultura non è mera fruizione, ma diventa motore di benessere e di impegno in prima persona, c’è l’attenzione alla parità di genere supportando le donne che lavorano con un tempo prolungato nelle scuole. 

Ho pensato che tutto questo potesse e dovesse diventare un racconto compiuto e al tempo stesso si dovesse aprire una nuova stagione che aggiunga altre vocazioni a quelle attuali: la cultura, il turismo, ma anche la valorizzazione del patrimonio verde e dell’agricoltura e soprattutto del design, grazie alla presenza storica di alcune aziende quali Pininfarina, Italdesign e Giugiaro. E poi il Collegio Carlo Alberto – di proprietà dei padri Barnabiti - come luogo del sapere che noi oggi abbiamo il dovere di contribuire a rilanciare, non solo come bene appartenente al territorio di Moncalieri ma come patrimonio dell’Italia intera". 

Cosa serve per realizzare questo risultato? Mai il Piemonte, nella sua storia, ha ottenuto la capitale della cultura...

"Noi siamo consapevoli di aver fatto un ottimo lavoro supportati da un team guidato dal Prof. Pierluigi Sacco, estensore del dossier dell’Aquila capitale della cultura 2026. Adesso bisogna fare squadra e sostenere tutti insieme questa candidatura, a cominciare dalla Regione Piemonte. Ma la presentazione che abbiamo fatto al grattacielo della Regione, ci ha fatto capire che il Presidente Cirio c’è e ci sosterrà fino in fondo". 

Come cambierà Moncalieri, vincendo questa scommessa? 

"Io credo che una città si candidi non solo per vincere, ma per scrivere un piano strategico che guardi a dieci anni. Siamo sempre pressati dal quotidiano ed è raro fermarsi a pensare in termini strategici. Lo abbiamo fatto e abbiamo proposto delle linee di sviluppo che vittoria o no cercheremo di attuare riconoscendo alla cultura il potere trasformativo che altre realtà hanno già sperimentato. Oggi noi sappiamo che la cultura può essere il motore per riqualificare spazi urbani, creare comunità e contribuire al benessere della persona". 

Potrebbe candidarsi a succedere a Paolo Montagna, alla guida della città? 

"A Moncalieri ho avuto modo di apprezzare un progetto di città e di comunità. Ho conosciuto una squadra che collabora da anni, che ha uomini e donne cresciuti insieme e che sono all’altezza delle prossime sfide, comprese quelle elettorali. Se il progetto continuerà ad avere la visione lunga che ci siamo dati come obiettivo, io ci sono e ci sarò, nei modi e tempi che condivideremo coi compagni di viaggio, perché un buon capitano da solo non è sufficiente per vincere le partite, è necessaria la squadra".

Massimo De Marzi

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