Un 2025 migliore rispetto alle attese, dopo un 2024 positivo. Il settore del legno, nella zona di Torino, si prepara a mandare in archivio un anno con un fatturato in linea - se non migliore - con quello dell’anno precedente, nonostante i timori di inizio anno. Sono aumentati i volumi, anche se sono calati i margini a causa di un aumento dei prezzi delle materie prime, a cominciare da quelli praticati dai maggiori Paesi fornitori come Austria e Germania.
“L’industria del legno è di grande interesse sotto molto punti di vista - dice Marco Gay, presidente dell’Unione Industriali di Torino -: il legno si presta perfettamente a legare passato e futuro, tradizione e innovazione. Da materiale antichissimo sa essere anche all’avanguardia, in evoluzione costante. Ma vuol dire parlare anche di ambiente e tutela del territorio, fronteggiando i cambiamenti climatici. L’industria in sé, poi, vuol dire anche tutelare particolari aree territoriali, portando lavoro in zone marginali. Infine c’è il tema dell’economia circolare, visto che a fine vita va riciclato“.
Settemila addetti e 2 miliardi di fatturato
“I numeri sono importanti: solo in Piemonte ci sono 2000 aziende che occupano poco meno di 7000 addetti con 2 miliardi di fatturato escludendo l’industria del mobile. Buona parte di queste aziende, circa il 40%, sono nella zona torinese ed è un modo di fare industria che sa essere competitiva nel solco della tradizione”, conclude Gay.
In particolare, a Torino e provincia si trovano aziende specializzate in legname, serramenti, pavimenti e accessori, ma anche imballaggio, logistica e allestimenti. Il mercato è soprattutto locale (tutto il Nord Italia)
Benedetto: “Investire e valorizzare”
“L’interesse dei ragazzi è per noi molto gratificante: il legno sarà il futuro e la tecnologia ci aiuterà a svilupparlo e renderlo uno dei motori dello sviluppo dell’economia”, aggiunge Davide Benedetto, presidente di Associazione legno. “Siamo un settore fatto di piccole e medie realtà, in cui è indispensabile investire e valorizzare il capitale umano perché i dipendenti sono indispensabili. Sono il motore delle nostre aziende e vanno gratificati. Vogliamo dare un impulso positivo al settore del legno nell’economia del futuro: noi siamo pronti”.
Previsioni caute per il futuro
Le previsioni per il futuro sono piuttosto incerte, prevale la prudenza con timori legati al quadro non solo economico, ma anche geopolitico. Non tanto per i dazi (che incidono relativamente), ma piuttosto per l’indebolimento della rete di scambi e relazioni internazionali.
Il settore, tuttavia, ha cercato di tenersi piuttosto indipendente da strumenti come il Superbonus (la maggioranza delle imprese ha dichiarato di non aver affatto lavorato in questo ambito). E il traino delle opere pubbliche dovrebbe continuare anche nel 2026, compensando il rallentamento del privato.
Prospettiva AI
Nemmeno il comparto del legno è immune all’effetto dell’intelligenza artificiale. Alcune imprese stanno già utilizzando applicazioni di AI per la selezione dei tronchi, il controllo di qualità, la gestione del magazzino e la logistica. “Siamo solo all’inizio: tra 3-4 anni ciò che oggi appare utopistico potrebbe essere lo standard”, dicono gli esperti.















