"Inizia questa giornata di lotta": non si arrende Askatasuna e scende in strada. Sono in tanti a sostegno del centro sociale chiuso giovedì scorso, dalle 14.30 di fronte a Palazzo Nuovo: migliaia di militanti, sostenitori e simpatizzanti e moltissime camionette della Polizia e agenti in tenuta antisommossa a chiudere alcune strade.
Sono scesi in piazza per protestare, per dimostrare come il centro sociale fosse un presidio di sicurezza, di socialità e di antifascismo, e per puntare il dito su chi ha ordinato lo sgombero: il ministro dell'interno Matteo Piantedosi e l'assessore regionale Maurizio Marrone.
Per i frequentatori di Askatasuna i motivi che hanno portato al sequestro dell'edificio di corso Regina Margherita sono principalmente tre. Cancellare un presidio sociale e il tentativo del Comune di normalizzarlo, col patto di collaborazione - "su cui credevamo veramente" - ritirato dopo l'intervento delle forze dell'ordine. Distogliere l'attenzione dalle difficoltà del Governo e rispondere alle manifestazioni a sostegno della Palestina, come con il tentato rimpatrio dell'imam Mohamed Shahin. E infine una volontà ben precisa di Marrone, identificato come "mandante politico" dello sgombero.
Marrone nel mirino
"Me lo ricordo 25 anni fa a fare il saluto romano qui davanti - dicono in un intervento - protetto dalla polizia, e ora ce lo ritroviamo assessore regionale e mandante politico di questa operazione".
"Minaccia ignobile - ha risposto il vicepresidente di Regione Elena Chiorino, parlando della scritta “Marrone datte fuoco” apparsa su un muro -. Dimostra ancora una volta il vero volto dell’area antagonista che ruota attorno ad Askatasuna: un covo di delinquenti che rifiuta le regole".
I primi scontri
Dopo un'ora dall'inizio del corteo, quando manifestanti sono giunti in corso Regina Margherita, tentando di avvicinarsi al centro sociale sgomberato, sono iniziati i primi tafferugli con la Polizia che già dalle prime ore del pomeriggio si era predisposta in tenuta antisommossa. Gli agenti hanno aperto gli idranti i manifestanti i quali hanno risposto con lancio di oggetti e bottiglie, ma anche con petardi e fuochi d'artificio. Le forze dell'ordine hanno lanciato a loro volta lacrimogeni e ne è seguito un primo scontro con spinte, calci e manganellate.
Durante gli scontri sono stati rovesciati e dati alle fiamme due cassonetti dell'immondizia per impedire l'avanzata dei mezzi della polizia.

Dopo vari minuti di tensione la situazione si è tranquillizzata e il corteo è ripartito verso corso Tortona, tornando verso il centro passando da corso Casale. I manifestanti si sono quindi riuniti davanti alla Gran Madre.
I commenti
Non sono tardati ad arrivare i commenti da parte del mondo della politica.
Primo fra tutti quello di Maurizio Marrone: "Che un assessore comunale di Torino partecipi ad un corteo violento che lancia razzi contro le forze dell'ordine e mi minaccia espressamente costituisce un problema etico di presentabilitá istituzionale e sbugiarda le parole di condanna del sindaco Lo Russo sulle proteste violente. Abbia il coraggio di allontanare dalla sua giunta la sinistra radicale di AVS come hanno fatto in passato tutti i suoi predecessori del PD oppure si dimetta per lavare via questa macchia da Palazzo Civico".
“Il caos che si sta verificando in Corso Regina qualifica i componenti del centro sociale Askatasuna e quanti continuano a sostenerlo pur dopo lo sgombero avvenuto per le ripetute violazioni di legge. Un’altra giornata triste per Torino” aggiunge Fabrizio Ricca, capogruppo Lega in Piemonte.
"Un attacco squadrista, ampiamente premeditato e proprio per questo ancora più grave. Le devastazioni di oggi confermano quello che abbiamo sempre sostenuto: Askatasuna è un covo di delinquenti, teppisti violenti che rappresentano una presenza destabilizzante e pericolosa per la società" commenta Elena Chiorino, vicepresidente della Regione Piemonte.























