La denuncia è di quelle forti: “Ci sono lavoratrici che da tre mesi non percepiscono lo stipendio e c’è chi ha addirittura il coraggio di minacciarle”. A muovere la pesante accusa è Pino Larobina, rappresentante provinciale del sindacato di base Usb, che ieri ha manifestato assieme ad altre persone fuori dagli uffici dell’Iveco, in via Ala di Stura, per denunciare la questione relativa alla P.t.f. Service. “E la ditta di Leinì che ha ricevuto in subappalto dalla Manital, che aveva ricevuto a sua volta l’incarico direttamente dall’Iveco, la commessa relativa al servizio delle pulizie. In questo gioco di scatole cinesi ci stanno guadagnando tutti tranne le collaboratrici e chi lavora”.
Larobina ha spiegato che le ragazze della P.t.f. service da quasi cento giorni sono in attesa delle loro spettanze, con tutte le conseguenze del caso, visto che “c’è chi rischia anche lo sfratto per morosità incolpevole”, ha aggiunto il rappresentante sindacale. “Abbiamo portato pazienza e atteso, sperando che alla fine ci fosse qualche segnale positivo da parte dell’azienda e invece ci tocca sentire dire da parte dei responsabili di P.t.f. che c’è un problema con le lavoratrici, che in Iveco non svolgono più le loro mansioni con la stessa diligenza e solerzia di prima". L”USB ha parlato di minacce, “come se lamentarsi per il fatto di non prendere lo stipendio da tre mesi sia un motivo insufficiente o solo una scusa per piantare grane”.
Per questo motivo il sindacato di base si dichiara al fianco delle lavoratrici e chiede l’immediato pagamento degli arretrati, oltre che il rispetto della dignità delle persone coinvolte e delle loro condizioni di vita e di lavoro. La protesta andata in scena fuori dagli uffici dell’Iveco non sarà l’ultima: l’USB è pronta a dare battaglia, in assenza di risposte concrete da parte dei vertici P.t.f. Service: “Vogliamo far conoscere all’opinione pubblica, ma anche alle istituzioni un problema che forse è ignoto ai più”, ha concluso Larobina. “Non ci fermeremo fino a che la situazione non sarà tornata alla normalità”.