Il prefetto di Torino, Renato Saccone, ha incontrato i dodici profughi ospiti a Chivasso nella villa confiscata alla criminalità organizzata. “Un esempio – ha detto – di come un bene frutto del malaffare possa essere destinato a scopi molto nobili e restituito alla società”.
Si tratta del primo caso in Italia di proprietà confiscata utilizzata per accogliere i profughi. Il prefetto, accompagnato dal sindaco di Chivasso, Libero Ciuffreda, e dal comandante dei carabinieri di Chivasso, il capitano Pierluigi Bogliacino, ha parlato a lungo con i giovani, di età comprese tra i 18 e i 25 anni, provenienti tutti dal continente africano: Senegal, Gambia, Ciad, Ghana, Sudan e Mali.
Erano arrivati in Italia tra fine agosto e metà settembre come tanti, o quasi tutti, sbarcando a Lampedusa. Qualche giorno in alcune città siciliane, poi il trasferimento nel centro polifunzionale inserito nel circuito Sprar gestito dalla Croce Rossa a Settimo Torinese, in via De Francisco.
Quindi, il 19 settembre scorso, la sistemazione nella villa di Chivasso, sequestrata anni fa a un condannato per usura. Hanno già iniziato i corsi d'italiano anche se, come dicono i referenti della Cooperativa Marypoppins che gestiscono l'accoglienza, molti di loro sono analfabeti anche nella loro lingua, che va dall'arabo, all'inglese, francese e wolof (parlata in Senegal). La villa comprende anche un ampio terreno attualmente incolto. E' in progetto, da parte degli operatori della cooperativa, la sua trasformazione in orti da mettere a disposizione dei cittadini residenti nella zona, con la collaborazione dei ragazzi ospiti e in attesa del riconoscimento dello status di rifugiati.