L’Ungheria, stando alle cronache degli ultimi anni, non è certo la patria dei diritti civili, sebbene abbia comunque una legislazione che, almeno sulla carta, dovrebbe garantirli. Lo sa bene, suo malgrado, l’attivista lgbt Andrea Giuliano, che oggi, 28 giugno, ha tenuto una conferenza stampa al Consiglio regionale del Piemonte. I consiglieri Marco Grimaldi e Daniele Valle, insieme ad altre forze politiche e al Comune di Torino, con le consigliere Chiara Foglietta e Eleonora Artesio e con l’assessore Marco Giusta, hanno promosso un ordine del giorno che impegna le istituzioni a sollecitare la Corte europea dei diritti dell’uomo perché intervenga sul caso di Andrea Giuliano. Diversi altri consiglieri hanno già firmato.
Ligure, residente in Ungheria dal 2005, Giuliano tre anni fa ha iniziato un lungo calvario fatto di gravissime minacce, culminate in una violenta aggressione e addirittura in una taglia sulla sua testa, diffusa dall’associazione dei Motociclisti del sentimento nazionale ungherese. Al Pride di Budapest del 2014, infatti, Giuliano partecipò vestito da prete e sfoggiando il logo dell’associazione dei motociclisti, modificato in chiave lgbt. Una dimostrazione satirica che l’ha trascinato in un vero inferno.
Le autorità ungheresi si sono rifiutate di avviare le indagini, pur avendo a disposizione materiale a sufficienza, motivo per cui è stata chiamata in causa l’Unione Europea, anche grazie all’interessamento dell’europarlamentare torinese Daniele Viotti.
“Da tre anni – ha raccontato Andrea Giuliano – sono stato costretto a cambiare casa diverse volte, ho perso il lavoro e ho abbandonato l’Ungheria, Paese che amo, lasciando tutto quello che avevo. Ricevo ancora minacce, anche dall’Italia, ma il mio scopo è portare il mio caso alla Corte di Strasburgo affinché venga creato un precedente legale che porti a una legge europea contro l’omobitransfobia”.
“Consegneremo tutta la documentazione alle autorità competenti entro la prossima settimana – ha commentato Marco Grimaldi – anche perché le nostre istituzioni sostengono questa iniziativa”. Un’azione trasversale, che coinvolge quasi tutti i partiti, dal Movimento 5 Stelle a Torino in Comune, con Sinistra Italia, il Partito Democratico e Articolo Uno.
“Mi fa piacere essere qui umanamente e politicamente – ha commentato Chiara Foglietta, consigliera Pd al Comune di Torino –. Ora le accuse contro Giuliano sono cadute ma la storia non si è conclusa”. Perché, infatti, Giuliano è stato denunciato per diffamazione proprio dall’associazione dei motociclisti che aveva messo una taglia sulla sua testa, poi ritirata. L’odio, però, è ancora vivo.
“Oggi – ha aggiunto Marco Giusta, assessore alle Pari opportunità del Comune di Torino – è il giorno in cui si rievocano i moti di Stonewall, momento importante per il movimento lgbt. L’attenzione a questi temi in città è molto forte, dall’attivismo in Russia alla situazione della Cecenia. Questa, poi, è la settimana dedicata a Giulio Regeni. La memoria e il ricordo costante forniscono speranza a chi si sente abbandonato. Sono contento di questo vertice di concordia istituzionale”.
“Mi dispiace di non vedere qui il console onorario dell’Ungheria – ha concluso Andrea Giuliano – che è stato inviato la settimana scorsa, e i miei ringraziamenti vanno a chi mi ha sostenuto fino adesso. Dai moti di Stonewall di 48 anni fa le cose, per la comunità lgbt, sono migliorate in tante parti del mondo, ma in tante altre sono persino peggiorate. La documentazione alla Corte di Strasburgo è stata inviata un anno fa, da allora abbiamo ricevuto soltanto una conferma di ricezione. L’Europa si autoproclama un faro dei diritti umani, ma in alcuni Paesi, come ad esempio l’Ungheria, non vedo la stessa cosa”.
L’intervento di Andrea Giuliano è stato accompagnato dalla proiezione del documentario “The Right to Provoke”, che racconta la sua storia e che, grazie al suo impegno, sta girando tutta Europa per tenere alta l’attenzione su di lui, ma soprattutto su tante persone come lui che hanno avuto, per ora, minore visibilità.