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S. Rita / Mirafiori | 25 giugno 2025, 18:15

"Salviamo i nostri preti": fedeli in processione per chiedere di fermare i trasferimenti

I fedeli di Santa Rita sfilano per chiedere alla Diocesi di non allontanare i tre religiosi

Una processione della Consolata carica di significati, non solo religiosi ma anche profondamente comunitari. Le vie del centro di Torino - da piazza Arbarello a via della Consolata, passando per via Santa Maria, San Francesco d’Assisi, piazza Palazzo di Città, via Milano, piazza della Repubblica, piazza Emanuele Filiberto e via Carlo Ignazio Giulio - si sono riempite di preghiere e canti, ma anche di un sentimento di protesta. A sfilare numerosi fedeli del quartiere Santa Rita (comunità Maria Madre della chiesa di via Baltimora) e di zona Borgata Frassati (parrocchia beato Pier Giorgio Frassati),  uniti sotto uno stesso appello: “Salvate i nostri sacerdoti”

La decisione che ha scosso il quartiere

Dal 1° settembre, i padri Giuseppe Calvano, Alessandro Parrella e Danilo Palumbo, appartenenti alla Famiglia Religiosa del Verbo Incarnato (Ive), dovranno lasciare le parrocchie sopraindicate. La Diocesi ha comunicato, con un anno di preavviso, la scelta di non rinnovare la convenzione con l’ordine religioso. Una decisione che, seppur legittima, ha colto di sorpresa e amareggiato non solo i tre religiosi, ma l’intera comunità parrocchiale.

Il malcontento si è rapidamente diffuso: prima nei consigli interparrocchiali, poi nei quartieri. A farsi portavoce della protesta sono stati i fedeli, che hanno avviato due petizioni, una online e una cartacea, indirizzate direttamente al Cardinale Roberto Repole, Arcivescovo Metropolita di Torino e Vescovo di Susa.

La protesta dei fedeli: "Non siamo stati ascoltati"

Il tono delle iniziative è rispettoso ma deciso. In una lettera pubblica inviata al Cardinale, i fedeli esprimono “profonda preoccupazione” per il modo in cui è stata gestita la riorganizzazione pastorale, che - si legge - ha causato “sconcerto, disorientamento e amarezza”. Il focus delle critiche non riguarda solo l'allontanamento dei tre sacerdoti, ma un'intera strategia che, secondo i firmatari, “diluisce la presenza pastorale”, sovraccarica i presbiteri, e disgrega la vita comunitaria”.

Al centro della contestazione vi è anche il rischio che il principio di sinodalità, promosso a gran voce dalla Chiesa universale, venga nella pratica percepito solo come una forma vuota, svuotata di ascolto e dialogo.

Tre sacerdoti amati 

I tre sacerdoti dell’Ive sono considerati da molti parrocchiani come figure di riferimento spirituale e umano, capaci di tenere viva la partecipazione alla vita ecclesiale, soprattutto tra giovani e famiglie. Per questo il loro trasferimento è vissuto come una perdita profonda, non solo affettiva ma anche pastorale. “Parliamo di sacerdoti dinamici, capaci di creare legami autentici - racconta una fedele durante la processione -. In un tempo in cui la Chiesa lamenta la carenza di vocazioni e di partecipazione, è paradossale allontanare chi invece riesce ad attrarre e coinvolgere”.

Appello a Repole

La lettera rivolta al Cardinale non ha toni polemici, ma chiede con forza un gesto di ascolto e attenzione: rivedere le decisioni più dolorose e avviare un vero dialogo sinodale, che coinvolga parrocchie, sacerdoti e laici nel discernimento. La riorganizzazione, dicono, è necessaria, ma deve essere accompagnata da trasparenza, partecipazione e rispetto per le comunità.

Philippe Versienti

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