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Economia e lavoro | 18 ottobre 2017, 16:57

Torino si candida a diventare "capitale" della cultura francofona

Si concludono oggi i tre giorni che hanno visto l'Università di Torino protagonista delle Giornate AUF, insieme all'Agenzia universitaria della Francofonia. Ospite d'onore, il poeta e diplomatico Salah Stétié

Torino si candida a diventare "capitale" della cultura francofona

"Ho incontrato gli studenti ed è stato un onore, per me, essere qui a Torino. Sono nato in Libano, dall'altra parte del mare rispetto a qui, ma io mi sento Mediterraneo con tutto il cuore".
Così, il grande Salah Stétié (poeta, saggista, critico d'arte, ma anche diplomatico e politico, considerato uno dei quattro maggiori autori francofoni del secolo scorso) ha sintetizzato lo spirito con cui l'Università di Torino e l'Agenzia universitaria della francofonia hanno dato vita alle Giornate AUF, che si sono concluse proprio oggi.

Un calendario di eventi e incontri che, se da un lato ha promosso l'immagine di un'agenzia che - nata nel 1961 a Montreal - raccoglie 845 università in 111 Paesi nel mondo e opera con un budget di quasi 40 milioni di euro, dall'altro ha voluto rilanciare Torino come capitale di una sorta di rinascimento della francofonia, quantomeno a livello accademico.

"Non vogliamo fare guerra all'inglese e al suo uso come standard - ha precisato Jean-Paul De Gaudemar, rettore della AUF - ma ribadire quei contenuti e quelle caratteristiche che la francofonia può portare con sé. Perché la lingua costruire reti e supera qualunque confine degli Stati".

E così, se l'ateneo torinese sogna di potenziare ulteriormente non solo i rapporti con le università francofone, dall'altro la speranza è di poter costruire percorsi didattici davvero nuovi e al passo con i tempi. "Quello che ci chiedono i ragazzi, ormai - ha aggiunto De Gaudemar - non è solo un percorso formativo di prestigio, ma anche nozioni e contenuti che possano permettere loro di trovare un buon lavoro. E sapere le lingue, conoscendo le culture che le accompagnano, può essere molto utile. Soprattutto in certi ambiti. Noi portiamo la nostra pietra alla costruzione di un nuovo modello di Università internazionale".

"Francofonia - ha aggiunto Gianmaria Ajani, rettore dell'ateneo torinese - non è solo Francia, ma anche Belgio, Quebec, buona parte del Nord Africa e molto altro ancora. Torino, insieme alla vicina Valle d'Aosta, per motivi storici oltre che geografici è molto sensibile a questo argomento e da tempo ha contatti e collaborazioni importanti con altre Università straniere. Crediamo, oggigiorno, che fare rete sia strategico e molto più importante rispetto a tirare ciascuno un pezzo di coperta dalla propria parte reclamando fondi".

"La parola francofonia - ha concluso ancora Stétié - va oltre l'uso della lingua. Include ciò che la fonia non dice, comprende il contesto culturale e sociale che contribuisce a creare la parola. Un patrimonio che è importante conoscere e tramandare, visto che ha contribuito a creare un intero mondo, che è quello del Mediterraneo, ma che arriva fino al Sudamerica e ancora oltre".

Massimiliano Sciullo

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