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Cultura e spettacoli | 19 ottobre 2017, 07:30

Fondazione Accorsi-Ometto: da Giacomo Grosso alla “Giornata di una signora”

Presentata una mostra che entra in dialogo con l’esposizione dedicata a Giacomo Grosso: una ventina di abiti degli anni 1895-1925, grazie alla Collezione Roberto Devalle

Fondazione Accorsi-Ometto: da Giacomo Grosso alla “Giornata di una signora”

Tutto è cominciato dalla mostra su Giacomo Grosso, che la Fondazione Accorsi-Ometto, insieme ad altri importanti partner, ha allestito in quattro differenti differenti luoghi. È proprio durante l’allestimento che Vittoria Cibrario, responsabile della comunicazione della Fondazione, e Silvia Mira, storica della moda e curatrice, si sono interrogate sugli abiti rappresentati nei quadri di Grosso. “Abbiamo aggiunto subito due abiti – ha spiegato Cibrario – ma poi abbiamo deciso di estendere l’esposizione”.

E così, grazie alla prestigiosa Collezione Roberto Devalle, sono circa una ventina gli abiti che dialogano direttamente con le opere di Giacomo Grosso. Una mostra nella mostra, intitolata “La giornata di una signora”, che attraverso i diversi tipi di abbigliamento femminile, che risalgono al periodo compreso tra il 1895 e il 1925, in piena Belle époque e subito dopo, racconta la “giornata tipo” di una donna aristocratica di quel tempo.

Il lavoro di Devalle, tuttavia, non si è limitato alla raccolta e all’esposizione degli abiti. Qui, infatti, gli abiti sono stati restaurati, in alcuni casi anche con aggiunte che sono state comunque segnalate. E poi, il lavoro più grosso, la “messa in posa” dell’abito è stata realizzata con una struttura che riproduce esattamente il modo in cui, attraverso accessori altri abiti portati sotto i vestiti, questi capi venivano indossati. Spesso riproducendo la classica “S” che andava molto di moda.

Passeggiando tra le sale della Fondazione, impreziosite da arredi dell’epoca che incorniciano i quadri di Giacomo Grosso, si possono ammirare anche gli abiti, che raccontano molto di più delle semplici tendenze in fatto di moda.

La mostra, curata da Silvia Mira, è infatti un viaggio nell’evoluzione del tessuto sociale aristocratico dell’epoca. L’importanza degli abiti era infatti legata alla posizione e all’influenza delle persone, alla condizione della donna – sempre subordinata a quella dell’uomo – e anche la crescita della borghesia insieme al declino della nobiltà. E poi, guardando bene, tra i vari abiti da donna ne compare anche uno da uomo, un genere molto elegante che alcuni utilizzano ancora oggi: il frac.

Paolo Morelli

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