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Cultura e spettacoli | 15 novembre 2017, 09:03

Assemblea Teatro, 50 anni di storia come i Rolling Stones: "La memoria non è nostalgia, è necessità"

Un'intervista a Renzo Sicco in occasione dell'importante traguardo raggiunto. Al via la nuova stagione nei teatri di Torino, Rivalta, Collegno e Saluzzo

Assemblea Teatro, 50 anni di storia come i Rolling Stones: "La memoria non è nostalgia, è necessità"

Solo Mick Jagger e Keith Richards riescono allo stesso modo, dopo cinquant'anni, a scrivere sempre nuove pagine di storia scuotendo violentemente ogni luogo in cui mettono piede. Ma riempire i teatri, oggi, è ancora più difficile del sold out nei grandi stadi: la sfida alla riconquista degli sfiduciati attraverso l'arte performativa sostiene sempre dure prove. Eppure c'è chi in mezzo secolo è riuscito a radicarsi così bene nei cuori degli spettatori, da arrivare a festeggiare questo compleanno non tanto con la nostalgia dei ricordi passati, quando con il desiderio di guardare al futuro progettando una stagione ricchissima.

Per festeggiare al meglio i suoi cinquant'anni, il cartellone di Assemblea Teatro allarga i suoi confini. Non mancheranno i consueti appuntamenti di Assemblea Teatro nella sua dimora storica, il Teatro Agnelli. “Insolito”, uno dei tratti distintivi di Assemblea Teatro, è nato per portare a Torino artisti mai arrivati in città parlanti linguaggi nuovi e insoliti Si comincia il 23 novembre con Shel Shapiro, frontman dei Rokes, con Sarà una bella società; e, ancora, il 30 Andy Wharol Superstar.

A Collegno il primo appuntamento all'Auditorium Giovanni Arpino è con Tesi di laurea, uno spettacolo su Aldo e Dino Ballarin e il Grande Torino. L'Auditorium Franca Rame di Rivalta apre la stagione con Microband. Musica classica per scriteriati il 18 novembre, mentre al Teatro Magda Olivero di Saluzzo la compagnia approderà in primavera, con Io sono uno, un omaggio a Luigi Tenco. 

Assemblea Teatro si riconferma così una delle più solide istituzioni nel panorama culturale torinese. Anzi, darle questa connotazione territoriale di certo è riduttivo, considerando la vocazione internazionale che da sempre la caratterizza. Un'esperienza di palco e di vita iniziata negli anni più caldi della contestazione studentesca, della lotta operaia, un attraversamento di epoche storiche lucido e illuminato. E nel 2017? "Il teatro non è morto, ma è collocato in un Paese che si sente spento, senza desideri. Girando il mondo, anni fa, tutti si meravigliavano del fatto che gli spettacoli che portavamo fossero nati proprio a Torino". Così commenta il direttore artistico Renzo Sicco, con cui abbiamo ripercorso alcune tappe fondamentali di questo lungo viaggio. 

Cinquant’anni di teatro, ma, soprattutto, cinquant’anni di cambiamenti sociali, politici e culturali a Torino. Assemblea Teatro come si è inserita in questo processo di sviluppo e mutamento?

Siamo passati dalle amministrazioni democristiane ai Cinque Stelle, dalla televisione via cavo ai cellulari… Il mondo è cambiato totalmente, e Assemblea Teatro si è adeguata, mantenendo tuttavia ben vivi dei tratti identitari che fanno della compagnia un vero e proprio punto di riferimento per tutti gli spettatori.

La vostra cifra stilistica, immutata e ben stabile rispetto a questi mutamenti, è forse il segreto che vi permette di andare avanti ancora adesso, sempre coerenti ai vostri ideali e accolti con entusiasmo dal pubblico.

La nostra cifra non è di comodo, anzi. Siamo sempre riusciti a inserirci dentro i mutamenti sociali, anticipandolo, in certi casi, e affermandoci come i primi a trattare, in teatro, temi forti, in alcuni casi “scomodi”. Ad esempio gli spettacoli sui migranti, l’amianto, la dittatura in Argentina. Spettacoli che hanno portato a instaurare un rapporto di fiducia e solidarietà con gli spettatori, senza dei quali tante performance non sarebbero state possibili. Basti pensare alla forte simbiosi con le Madres di Plaza de Mayo, associazione di madri dei desaparecidos, o quando andammo a Cuba, lanciando il progetto solidale di raccolta di matite colorate e fogli di carta, a L’Havana, nel barrio Pogolotti, per raccontare con lo spettacolo “Nato per volare” la storia di questo migrante piemontese poco noto. Perché uno dei pregi di Assemblea Teatro è di essere riuscita a riportare alla luce storie dimenticate, come Alessandro Cruto o l’U-Boat 1277.

Avete da poco concluso un tour internazionale toccando il Sud America e Malta. Com’è stata questa esperienza?

Un tour fantastico, molto positivo dal punto di vista umano. Abbiamo rafforzato moltissimo lo spirito della compagnia, percependo davvero nel profondo qual è il rapporto che lega ciascuno di noi alle altre culture. In Uruguay abbiamo portato uno spettacolo omaggio a Luigi Tenco. La prima a Montevideo era stata programmata nella sera delle selezioni per i mondiali di calcio, e ci stavamo preparando a un teatro semivuoto. E invece, sala piena, a dimostrazione dell’amore fortissimo per Assemblea Teatro. Abbiamo sempre vissuto il contatto con gli altri Paesi non come imposizione della nostra cultura italiana, ma come scambio, interazione. È importante avere sempre un ritorno rispetto a quello che proponiamo sul palco.

Il Sud America è sempre stato un interlocutore fondamentale per Assembla Teatro. A quando risalgono i suoi primi contatti con quelle terre?

Il mio rapporto con il Sud America è nato leggendo, Garcia Marquez in primis. Un innamoramento covato nel tempo, fino a quando nel 1997 sono riuscito a realizzare un viaggio in Patagonia, un luogo mitico. Lì ho preso l’impegno a raccontare la storia delle Madres di Plaza de Mayo. Poi c’è stata la sinergia con i valdesi, nel Rio platense: siamo riusciti a riunire in uno spettacolo due comunità in due porzioni di mondo differenti. L’abbiamo rappresentato in molti paesini in cui i teatri erano inattivi da tempo, riaprendoli, riportandoli alla vita.

Recentemente è venuto alla luce il caso della morte di Pablo Neruda, di cui lei intervistò l’autista anni fa, scoprendo informazioni interessanti sulle vere cause del decesso del poeta.

Il teatro smuove la realtà. In tanti ci chiedono perché facciamo teatro di memoria: la memoria è necessità, non si tratta di nostalgia, ma di capire il passato per unirlo al presente, l’unico modo per avere un codice in prospettiva della costruzione di un futuro. Lavoriamo non solo sul ricordo, ma sulla costruzione di una società.

Parlando di futuro, quali sono le prospettive per questa nuova stagione di Assemblea Teatro?

Sarà una stagione ricca, con oltre 130 appuntamenti che andranno anche a toccare tre nuovi teatri, a Collegno, Rivalta e Saluzzo. Qui al Teatro Agnelli vogliamo fare un focus su cosa sono stati questi cinquant’anni, con spettacoli ispirati dai suoi grandi protagonisti. Ci sembra che questo possa essere molto utile per i nostri spettatori che vogliono capire qualcosa in più di questa storia collettiva, i giovani, in particolare. Ecco il senso del nostro lavoro quest’anno.

Manuela Marascio

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