Scoperto ormai il "cosa", mancava ancora il "quando", riguardo il futuro dell'edificio che a lungo ha ospitato la Borsa Valori di Torino. In abbandono ormai da tempo, anche per questioni legate all'amianto, lo storico palazzo vede la luce in fondo al tunnel con un progetto legato alle eccellenze del vino.
Una via di mezzo tra il museo e il luogo commerciale, dove si potrà anche consumare il prodotto padrone di casa, dalle degustazioni al ristorante vero e proprio. Ma tutto è vincolato al bando che tra sei mesi (al termine del lavoro dell'advisor) partirà per affidare lavori e gestione della struttura.
"Firmare già un protocollo di intesa è un momento complesso da raggiungere, con la burocrazia - ha detto l'assessore regionale Antonella Parigi - ma soffrivo all'idea che un posto così bello, di cui sono innamorata, potesse deperire o peggio potesse essere snaturato. Avevo pensato a un altro progetto, ma poi occupandomi di cultura e turismo ho capito che c'erano obiettivi che dovevamo porci, superando la malsana idea di Torino contrapposta al resto del Piemonte. Deve essere la vetrina dell'intero territorio. Vogliamo che sia un Salone del gusto permanente e siamo andati a curiosare al museo di Bordeaux, ma non ci è piaciuto, quindi faremo diversamente. E vogliamo ancora decidere il nome migliore per l'intera struttura".
Si darà dunque seguito al progetto messo a punto dal Politecnico, in ossequio all'architetto Aimaro Isola che avrà comunque l'ultima parola, disposto su tre piani più la terrazza balconata per le degustazioni. Regione e Camera di Commercio sono pronte a mettere sul piatto - se necessari - circa 3,5 milioni di euro e la speranza è di attirare 285mila visitatori all'anno. Il piano seminterrato sarà trasformato in museo e spazi didattici, mentre la ex sala Delle Grida (dove si facevano le contrattazioni) accoglierà i consorzi e gli attori del settore, come in una sorta di piazza coperta. Nella ex manica degli uffici ci sarà l'area dello shop. Un totale di 5000 metri quadri.
Ora, dunque, la parola passa all'advisor, che sarà chiamato a definire i contorni economici dell'operazione e la sua sostenibilità. Se il privato sarà ritenuto in grado di "rientrare" dell'investimento, allora sarà un'operazione puramente autonoma, in cui gli enti pubblici stipuleranno una convenzione per ottenere determinati spazi in determinati momenti. Se invece la sostenibilità non sarà totale, allora portanno entrare in campo i soldi di Regione e Camera di Commercio, a bilanciare la partita.