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Eventi | 26 marzo 2018, 15:22

Il Quartetto di Cremona suona il “Paganini Quartet” di Stradivari

Appuntamento mercoledì 28 marzo al Conservatorio con l'evento organizzato dall'Unione Musicale

Il Quartetto di Cremona suona il “Paganini Quartet” di Stradivari

«Apprezzato a livello internazionale per il suono estremamente maturo e lirico» (The Strad), il Quartetto di Cremona ritorna a Torino nella stagione dell’Unione Musicale (mercoledì 28 marzo 2018, Conservatorio Giuseppe Verdi – ore 21) dopo essersi recentemente aggiudicato due dei più prestigiosi premi nel mondo della musica da camera: l’Echo Klassik 2017 (primo quartetto italiano) e l’International Classical Music Award (ICMA) 2018 che vanno ad aggiungere riconoscimenti alla già pluripremiata incisione dei Quartetti di Beethoven.

«La registrazione dell’integrale dei Quartetti di Beethoven è stata per noi una prova importante e un’esperienza indimenticabile – ha commentato il primo violino Cristiano Gualco in una recente intervista in esclusiva per l’Unione Musicale –. Ci fa un grande piacere che il nostro impegno sia riconosciuto ed è successo soprattutto con l’Echo Klassik […] premio tedesco attribuito a un ensemble italiano che interpreta la musica del maggiore compositore tedesco. Al di là di questo, i critici più intransigenti sul nostro lavoro siamo proprio noi stessi, e quindi continuiamo il nostro studio basato sull’umiltà di fronte ai grandi capolavori».

L’Unione Musicale si è aggiudicata una delle poche tappe italiane del Quartetto, che nei giorni precedenti al concerto di Torino è in tournée in Danimarca e il giorno successivo parte per gli Stati Uniti, per poi esibirsi a Londra e in Germania.

A Torino il Cremona suonerà il “Paganini Quartet”, il set di strumenti ad arco appartenuti al celebre virtuoso e costruiti da Antonio Stradivari. Testimonial del progetto internazionale “Friends of Stradivari”, il Quartetto di Cremona è il primo ensemble italiano a ricevere in prestito dalla Nippon Music Foundation questi strumenti, che in passato sono andati in dote a formazioni del calibro del Quartetto Hagen e al Quartetto di Tokyo.

Riconosciuto come una delle realtà cameristiche più interessanti a livello internazionale, salutato come l’erede del grande Quartetto Italiano, il Quartetto di Cremona secondo il BBC Music Magazine «trasuda un’energia e uno slancio fenomenali».

Il programma eseguito prevede tre capisaldi del repertorio, che hanno in comune la caratteristica indicare momenti di svolta nella produzione dei loro autori, opere radicate nella consapevolezza del passato ma tese verso il futuro: «Sono tutti brani – ha dichiarato Cristiano Gualco – ai quali siamo affezionati per motivi diversi. Il Langsamer Satz di Webern in particolare è uno dei primi pezzi che abbiamo suonato sull’onda dell’entusiasmo dell’ascolto di una registrazione del Quartetto Italiano».

In una manciata di minuti (circa dieci) Langsamer Satz contiene tutto un mondo in continuo fermento, la fine di un'epoca e la sua rinascita su quelle ceneri. Capace di esprimere un gran numero di emozioni, dallo struggimento, al tormento drammatico fino al tranquillo epilogo, Langsamer Satz è una “istantanea” del momento di trapasso dalle forme tradizionali dell'Ottocento alle nuove strutture che saranno alla base della musica del Novecento. Infatti Webern, perfettamente consapevole dell'eredità del passato, utilizza qui temi melodici e armonie ben identificabili, ma ne fa un uso decisamente nuovo: la musica, anziché convergere sempre verso un punto di riferimento saldo e certo (come accade nella musica tonale) spinge continuamente verso direzioni inaspettate.

 

Se la vasta produzione quartettistica di Haydn ha stabilito il modello definitivo del quartetto, bisogna anche dire che nessuno come lui ha messo così tanto in discussione ogni forma precostituita e in particolare la forma-sonata.

Questo aspetto è particolarmente evidente nelle composizioni dell'ultimo periodo, tra le quali i due Quartetti op. 77, che contengono elementi o modalità di scrittura che rinnovano fortemente la struttura quartettistica, come le nuove relazioni impostate tra le tonalità e la sostituzione della forma sonata con le variazioni.

 

Pagina a lungo meditata ma poi composta di getto in una decina di giorni, nel giugno del 1826, il Quartetto in sol maggiore, l'ultimo dei 15 Quartetti per archi di Schubert, non solo è il più lungo in assoluto ma anche il più straordinario e profetico. Alcuni tratti comuni legano i quattro tempi e caratterizzano l'opera già al primo ascolto: innanzi tutto la scrittura densa e complessa, che conferisce alla pagina una sonorità quasi orchestrale.

Poi la condotta armonica molto movimentata, che lascia l'ascoltatore in uno stato di perenne incertezza. La scelta della limpida tonalità di sol maggiore, rara nell'autore, viene infatti contraddetta fin dalle prime battute con frequenti passaggi a più malinconiche tonalità minori.

 

Infine è peculiare di questo Quartetto la presenza dominante del violoncello, la cui calda voce definisce il colore complessivo del Quartetto.

c.s.

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