Lo stereotipo li vuole in Italia pronti a rubare un impiego a chi non ce l'ha. Ma visto con occhi più attenti, il mondo dell'occupazione dei lavoratori migranti è molto di più.
Oggi Torino ha provato a raccontare queste storie, in occasione della prima assemblea nazionale di Flai-Cgil, ospitato presso il Campus ITC-Ilo delle Nazioni Unite, a pochi passi dal Po. Il tema della giornata è stato riassunto nello slogan "Di terra in terra". Sentieri che sono partite da terre lontane come India, Nord Africa (Marocco e Tunisia, spesso di seconda generazione), Centro Africa (Senegal e Mali), Est Europa (Romania, Albania, Ucraina e Polonia) e non solo.
Spiega Denis Vayr, segretario Flai Torino e Piemonte: "È stata scelta Torino perché esiste il campus Itc ILO, ma anche per sensibilizzare il nostro Paese su un problema che c'è e spesso, se si evidenzia, viene evidenziato in chiave solo negativa. Qui non si parla di lavoro sottratto agli italiani, ma di forza lavoro che viene addirittura richiesta da chi ha bisogno per raccogliere o coltivare la terra. E in questo universo ci sono situazioni diverse: di disagio, ma altre anche positive".
Caporalato e sfruttamento del lavoratore immigrato sono l'altro grande filone che si delinea quando si parla di questi temi: "Succede in molti settori, anche non nell'alimentare - continua Vayr -. Certo può riguardare la raccolta in zone come Astigiano o Cuneese e capita che sia coinvolta la stessa persona che ha già lavorato a Rosarno, al Sud, in un'altra stagione. Come Flai CGIL vogliamo proporci a queste persone proprio come interlocutori e per tutelare i loro diritti".
A conclusione della giornata di lavori, di confronto e di esperienze messe in condivisione, anche il Coro Moro, che ha cantato "Bella ciao".