Trecento ragazzi in arrivo da scuole di tutto il Piemonte, per (ri)scoprire un dramma che ha scandito gli anni Novanta del Novecento. La guerra dei Balcani, in una Jugoslavia lacerata a poca distanza da noi, Kosovo e Mostar in particolare, ma anche Pristina e altri luoghi sempre percepiti come "lontani", anche se ci divide solo un braccio di mar Adriatico.
Sono gli studenti che questa mattina hanno potuto vedere in anteprima nazionale "Miss Sarajevo", il docufilm che sarà trasmesso giovedì 4 ottobre su Rai Tre alle 23.05. E che è stato realizzato con il sostegno di Fondazione CRT e delle Ogr. Con loro, anche il ministro della Difesa Elisabetta Trenta (che ha sfruttato l'occasione per incontrare il sindaco di Torino, Chiara Appendino) e Nicoletta Mantovani Pavarotti, che attraverso il Pavarotti music centre testimonia dal 1997 a Mostar un luogo di rinascita e di comunità ritrovata.
Ma prima erano state morte e distruzione a scandire quegli anni, con un assedio di Sarajevo che è il più lungo della storia moderna. E proprio Miss Sarajevo, in un momento altamente drammatico, lanciò l'appello "Non lasciate che ci uccidano".
Fu la scintilla che animò l'iniziativa di Luciano Pavarotti, che chiamò intorno a sé altro grandi artisti mondiali per riportare la speranza dove le armi e il terrore l'avevano scacciata. E dalla penna di Bono nacque un gioiello della musica come appunto il brano "Miss Sarajevo", che ha permesso di mettere in moto coscienze e raccolte di fondi per aiutare un Paese in guerra.
"Senza ricordo del passato non è possibile costruire il futuro - ha detto Massimo Lapucci, segretario generale della Fondazione CRT - ed è per questo che vogliamo raccontare ciò che è successo pochi anni fa a chi a quell'epoca non era ancora nato".
"Il motore di tutto questo è ancora adesso Luciano - confida Nicoletta Mantovani Pavarotti - e tutto cominciò un giorno al mare, a Pesaro. Poco più in là, oltre il mare, c'era gente che soffriva come aveva sofferto lui durante la Seconda Guerra Mondiale, quando proprio cantando e tenendosi per mano i ragazzi si facevano coraggio durante i bombardamenti. Da lì venne l'idea di fare qualcosa legato alla musica, chiamò Bono degli U2 e iniziò questa grande iniziativa, con il messaggio che solo con la cultura si può pensare di costruire un domani". "Oggi i figli dei ragazzi di allora frequentano quel centro - prosegue - e oggi sono i giovani quelli che devono imparare a rifiutare la guerra, proprio imparando a stare insieme".
"La guerra possono farla tutti - afferma il ministro Trenta - ma i nostri militari, che sono portatori di Pace, compiono un lavoro straordinario e difficilissimo. Le nostre forze armate svolgono un ruolo fondamentale e con documentari come questo è giusto raccontarlo".