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Attualità | 30 settembre 2018, 17:10

Ad Aurora una rete di associazioni e forze dell'ordine contro i "crimini d'odio"

Ieri il primo incontro al Cecchi Point. Il progetto europeo "G3P Reloaded" ha l’obiettivo di migliorare la comprensione dei crimini a sfondo d’odio razzista tra i funzionari delle polizie locali e nazionali e tra gli uffici del Pubblico Ministero

Ad Aurora una rete di associazioni e forze dell'ordine contro i "crimini d'odio"

Si è tenuta sabato al Cecchi Point di via Cecchi una giornata di incontro tra Forze dell'Ordine, associazioni e comunità di migranti e servizi della Città di Torino per un confronto sui “crimini di odio”, nell'ambito del progetto G3P Reloaded.

L'incontro si è svolto nel quartiere Aurora in quanto ritenuto rappresentativo delle difficoltà e delle opportunità del processo d'integrazione. Un quartiere in cui la collaborazione tra soggetti istituzionali e associativi è consolidata.

Lo scopo è giungere a formulare una sorta di cassetta degli attrezzi da presentare al prossimo incontro della rete, utile a definire un metodo di lavoro per riconoscere e far emergere i crimini di odio, stabilendo una rete di contatti e di conoscenze e un clima di fiducia per affrontare con più efficacia le situazioni di discriminazione a sfondo razzista.

Il progetto europeo G3P Reloaded ha l’obiettivo di migliorare la comprensione dei crimini a sfondo d’odio razzista tra i funzionari delle polizie locali e nazionali e tra gli uffici del Pubblico Ministero, stimolandone la capacità di riconoscerli, registrarli, investigarli e perseguirli correttamente e in modo appropriato. Intende inoltre costruire fiducia tra le comunità delle minoranze etniche e le agenzie di applicazione della legge, favorendo lo scambio di buone pratiche, e sviluppare programmi di sostegno alle vittime. 

G3P è cofinanziato dalla Commissione europea – DG Justice Grant Agreement e coinvolge Agenzie di applicazione della legge e sistema giudiziario, al fine di sviluppare e mettere in opera politiche innovative, e vittime di razzismo e xenofobia, per indurle a superare la riluttanza e a segnalare incidenti e crimini che abbiano subito o di cui siano state testimoni. Il progetto si concluderà nel prossimo mese di febbraio.

La Città di Torino (corpo di Polizia Municipale) ne è capofila, gli altri partner sono Altera (Torino), Migrant Centre Northern Ireland (Belfast), ministero degli Interni della Finlandia.

In apertura dei lavori, il presidente della Circoscrizione 6 Luca Deri ha ricordato come “l'interazione tra i vari soggetti preposti alla sicurezza dei cittadini sia necessaria e sia anche la via maestra per la costruzione del domani di Torino, aperta e tollerante”.

Il lavoro si è svolto con la formazione di cinque gruppi misti per favorire il confronto e scambiare punti di vista ed esperienze. È intervenuta la procuratrice Anna Maria Baldelli.

“Costruire un clima di fiducia tra le Forze dell’Ordine e i cittadini di tutte le comunità è un obiettivo non soltanto di questo progetto ma di un qualsiasi percorso di costruzione di un senso di comunità e di sicurezza generale, che ci interessa tutti e tutte. In un momento in cui la rabbia sembra prevalere nei rapporti tra le persone, la costruzione di anticorpi quali reti di fiducia e conoscenza tra istituzioni e società civile è una delle priorità di una buona amministrazione”. Lo ha affermato nel corso dell’incontro l’assessore ai Diritti Marco Giusta.

Numerose indagini e rapporti indicano come incidenti e crimini motivati da razzismo e xenofobia siano una realtà quotidiana nell’Unione europea. Al tempo stesso rilevano che tra il 75 e il 90% degli incidenti gravi non vengono segnalati alla polizia. Per quanto riguarda l’Italia, a fronte di un elevato numero di casi riportati dai mezzi di comunicazione e dalle organizzazioni di tutela dei diritti fondamentali, nel 2015 solo 90 crimini chiaramente identificati come motivati da razzismo sono stati registrati dalla polizia, oltre a 279 casi di crimini d’odio “non specificati”. Secondo ENAR – European Network Against Racism (2014), inoltre, tra il 40 e il 60% dei casi identificati come crimini d’odio non sono stati investigati a fondo e appropriatamente. Preoccupazioni per la mancanza di risposte efficaci e di misure concrete per migliorare la segnalazione e registrazione dei crimini razzisti e aumentare la fiducia delle vittime verso la polizia e il sistema giudiziario sono state espresse nelle Osservazioni Conclusive sull’Italia (2016) del Comitato delle Nazioni Unite sull’eliminazione della discriminazione ‘razziale’ (UNCERD).

c.s.

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