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Centro | 03 ottobre 2018, 07:00

Le Palle del Toro

Una rocciosa difesa a tre, cinque centrali a presidiare saldamente il centrocampo e due punte a cercare di recare offesa alla porta avversaria.

Le Palle del Toro

Tre - cinque - due.

Non è un prefisso di rete mobile e neppure una coordinata geografica, ma il mantra di Walter Mazzarri, allenatore del Torino. Secondo lui le cifre che, per tutte le squadre di calcio devono arrivare a comporre il totale di dieci (anche se per qualcuna il totale è sovente tredici) sono quelle.

Una rocciosa difesa a tre, cinque centrali a presidiare saldamente il centrocampo e due punte a cercare di recare offesa alla porta avversaria.

E così abbiamo visto, in questo inizio campionato, Belotti supportato da Falque, che proprio punta punta non è, tentare di sfondare le difese avversarie, ma con poca fortuna. Poi, complice l’infortunio allo spagnolo, è toccato al nuovo arrivato Zaza fare da spalla al Gallo e benché siano entrambi giocatori d’attacco senza mezzi termini, il risultato non è stato molto incoraggiante. Forse mancanza di affiatamento, che verrà, se verrà, solo col tempo, mettendo insieme minuti su minuti di gioco.

Ma forse il finale di Verona, contro il Chievo, è stato illuminante. Tutti e tre insieme. Soluzione quanto mai ardita, perché metterebbe l’accento pesantemente sulle propensioni offensive granata, che invece all’allenatore non sembrano così gradite o almeno che non pare così incline a proporre. Ma il risultato, questo tiranno impietoso, non lascia spazio all’evidenza. Col modulo spiccatamente offensivo, i granata hanno portato a casa tre punti insperati a quel punto della gara.

E quindi che fare? Il mister probabilmente obietterà che di Chievo ce n’è uno e che quindi quel che si è rischiato nel finale di partita a Verona, non è proponibile per tutta la stagione e soprattutto contro tutte le avversarie. Certamente.

Ma la domanda di fondo che secondo me è indispensabile porsi, è: quali sono le reali ambizioni del Torino e di Mazzarri? Vogliamo vedere una squadra combattiva contro ogni avversario, che se la giochi a viso aperto, alla spasmodica ricerca della vittoria? Vogliamo un allenatore che ci faccia sognare, che ci faccia girare a mille l’adrenalina per novanta minuti a settimana e trovi un posto eterno nel cuore dei tifosi? E allora cambio modulo e sotto con il tridente.

Ci accontentiamo di una squadra di metà classifica, che senza infamia e senza lode, porti a casa una tranquilla salvezza e a gennaio ci metta in pace il cuore, che giù non si va, ma su nemmeno e finita lì la faccenda? Ci accontentiamo di un mister aziendalista, che valorizza giocatori da vendere a fine stagione e porti a casa la sua onesta ciotola di riso? E allora continuiamo a sopportare che ci si presenti in casa dell’ultima in classifica con una punta vera ed una mascherata alla ricerca di un pari.

Basta però coi proclami estivi, in cui ci si auto referenzia come il miglior Torino degli ultimi duemila anni, che poi alla prova dei fatti si sgonfia come un soufflé mal fatto mostrando tutti i suoi evidenti limiti, attestandosi tristemente attorno ad uno scialbo decimo posto.

Chi osa vince è un motto vecchio come il mondo, che però solo i coraggiosi sanno fare loro.

Credo sia ora di mostrare che il Toro le palle ce le abbia e non abbia paura a tirarle fuori, quando è il caso!

Domenico Beccaria

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