Che nessuno lo chiami spazio anziani o azzardi una qualsiasi connotazione anagrafica. Il centro incontri di Cavoretto, in occasione del rinnovo del comitato di gestione, ha le idee ben chiare: consolidare l’aderenza locale di una struttura da sempre aperta a ogni tipo di stimolo, senza limiti d’età. “Una ridefinizione del vecchio modello ormai superato risulta indispensabile per non far morire un’esperienza associativa importante ieri e oggi”: così si legge nel programma presentato dal presidente nuovamente eletto Carlo Bassi. L’intento è infatti quello di incrementare il numero di frequentatori (attualmente gli iscritti sono 101, ma si punta a quota 200 sui circa 3500 abitanti del borgo) continuando il dialogo con altri gruppi territoriali e favorendo il più possibile iniziative che creino reti e contatti.
Un luogo, come lo definisce il consigliere della Circoscrizione 8 Augusto Montaruli, molto vicino al borgo e i suoi abitanti, “anomalo nel complesso della realtà cittadina, anche solo per l’età media, ben al di sotto dei 60 anni”. Un’iscritta è addirittura del ‘92.
“Sono sempre stato contrario alle ghettizzazioni”, spiega Bassi. “È sbagliato creare unicamente dei centri anziani, perché un luogo del genere deve saper accogliere tutte le fasi della vita e aprirsi al territorio”.
“Qui è stato facile – continua, – a cominciare dalla porta d’ingresso tenuta sempre aperta, come incoraggiamento a entrare e fare conoscenza. Senza barriere”.
Sempre attivo e costante il dialogo con le altre realtà locali, non solo del borgo, ma anche dei quartieri limitrofi in Circoscrizione 8, dal Pilonetto al Fioccardo. Un percorso che ha seguito il solco dell’innovazione (ad esempio Cavoretto è l’unica zona a Torino che ospita all’aperto, nel parco Europa, i concerti di MiTo), ma anche della continuità rispetto alle tante iniziative portate avanti negli anni. Basti pensare ai legami con gli alpini e la bocciofila del borgo, lo Spi e l’Anpi di San Salvario, Torino Spazio Pubblico, il comitato di quartiere, oltre alla recente collaborazione con Open House, che ha permesso di recuperare l’ex ovovia aprendola per due giorni alla popolazione.
“La disomogeneità è il nostro punto di forza”, commenta Bassi citando tutti i vari gruppi d’interesse che gravitano attorno al centro, dagli artisti (col laboratorio di Massimo Voghera, docente di scenografia all’Accademia di Belle Arti) al gruppo di yoga al femminile, dal Playback Theatre ai sub, fino ai giovani musicisti emergenti che d’estate animano il parco con la rassegna “Cavoretto Rock”. E, tra le manifestazioni da sempre meglio riuscite, impossibile non citare la grande festa per la Liberazione: lo scorso 25 aprile Cavoretto è stata letteralmente invasa dai colori e l’allegria delle carioca, in omaggio al primo nucleo di liberatori brasiliani giunto a Torino nel 1945.
Una realtà che ha anche fatto del sociale uno dei suoi maggiori punti di forza, appoggiando sin dal suo insediamento il centro di accoglienza profughi in quella calda estate 2016, quando tutto il quartiere rimase sconvolto dalla notizia e subito partirono le proteste. Quel “modello Cavoretto” che poi avrebbe fatto scuola, favorendo l’integrazione tra richiedenti asilo e popolazione attraverso attività concrete per il benessere del territorio, a partire dalla pulizia.
“Non è come qualsiasi altro centro d’incontro, votato per lo più alle attività per anziani”, spiega la coordinatrice alla cultura della Circoscrizione 8 Paola Parmentola. “Trattandosi di un borgo isolato, è sempre riuscito a coinvolgere la popolazione tenendo saldi i legami col territorio”. E, in riferimento alla situazione parallela e opposta dal centro incontri di San Salvario, profondamente in crisi, aggiunge: “Spiacerebbe molto doverlo chiudere. Abbiamo rinnovato il mandato del presidente uscente, ma speriamo di ricreare un comitato di gestione per tenerlo aperto. Dopo aver chiuso il centro incontri di Borgo Po, non vorremmo ripetere l’esperienza anche lì”.