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Economia e lavoro | 13 dicembre 2018, 07:12

L'allarme di Api Torino: le pmi hanno anticipato il meteo, il clima di fiducia va sottozero

Rilevazioni allarmanti per il tessuto produttivo: le attese virano tutte in campo negativo tra la fine del 2018 e il primo semestre 2019. Alberto: "Preoccupati dal Governo e dalle politiche locali"

L'allarme di Api Torino: le pmi hanno anticipato il meteo, il clima di fiducia va sottozero

Alla fine, il clima di sfiducia che stava ormai serpeggiando da settimane, doveva tradursi in cifre. E a diffondere questi numeri è Api Torino, che con la sua ultima indagine congiunturale mostra come, nel mondo delle piccole e medie imprese del nostro territorio, la ripresa rischia di essersi instradata su un binario morto. Dati alla mano, infatti, tra il secondo semestre di quest'anno e il primo semeste del 2019 risulta che tutti gli indici virano al negativo, nelle attese delle aziende. L'unico aumento - ironia della sorte - quello sulle previsioni della cassa integrazione.

“Le imprese bocciano la situazione e le prospettive politiche nelle quali si trova il Paese. Non c’è più fiducia. E’ il segno chiaro che occorre cambiare rotta, e rapidamente - commenta il presidente di Api Torino, Corrado Alberto -. Il 2018 è stato un anno di progressivo rallentamento per l’economia torinese e le prospettive per il 2019 non sono positive. Calano indistintamente gli ordini, la produzione e il fatturato, mentre le esportazioni sono sempre più fiacche. Per quanto riguarda il manifatturiero, poi, il rallentamento sta proseguendo da tre semestri consecutivi. Ciò che preoccupa maggiormente, tuttavia, è il drastico calo di fiducia degli imprenditori. Le politiche messe in atto dal Governo e la situazione anche a livello locale, non ci forniscono elementi concreti sulla base dei quali guardare ai prossimi mesi con prospettive positive. Gli obiettivi da perseguire sono sempre gli stessi: investimenti per accrescere la competitività e quindi abbattere il carico burocratico, accelerare sulle infrastrutture materiali e immateriali, rendere più facili e agevoli le esportazioni, creare un mercato del lavoro più dinamico, mettere in grado le PMI di accedere più agevolmente alla ricerca”.

L'unica ancora di salvezza, al momento, sembrano essere gli investimenti che in un certo senso resistono aggrappati a una speranza di scenari futuri migliori per l'economia del territorio. “Dopo il calo nella prima parte dell’anno, nel secondo semestre il 69,9% degli imprenditori ha realizzato investimenti, di questi però solo il 32% è considerato rilevante (era il 37,7% nel giugno scorso)”, commenta Fabio Schena, responsabile dell’Ufficio Studi e Innovazione di API Torino. 

In dettaglio, sui mesi che verranno, per quanto riguarda il clima di fiducia, nel giro di un anno si è passati da +46,4% (osservato a dicembre 2017) all’attuale -11,3%. Un precipizio di circa il 60%. L’unico settore con un livello di fiducia positivo per i prossimi sei mesi è quello dei servizi alle imprese. Con riferimento ai principali indicatori di mercato, poi, tutti i saldi previsionali relativi alla prima parte del 2019 scendono a livelli negativi, per effetto - in particolare - di quella parte del comparto manifatturiero non internazionalizzato. Al contrario, le previsioni delle imprese esportatrici si attestano su livelli positivi (anche se in contrazione), così come quelle formulate dagli imprenditori che operano nei servizi alle imprese. 

In termini di fatturato, rimangono ancora incerte le aspettative per l’area europea, che segna un saldo previsionale negativo, pari a -2,9%. Migliori, invece, sono le aspettative verso i mercati ExtraUE, che finora sono riusciti a contenere (seppure limitatamente) il rallentamento degli scambi con gli Stati europei. Mentre sul fronte del lavoro la cresciuta incertezza da parte degli imprenditori si potrebbe ripercuotere nei prossimi mesi sul fronte occupazionale (saldo previsionale: -1,9%). Per i prossimi sei mesi si prevede un maggiore ricorso agli ammortizzatori sociali, che potrebbero salire dall’attuale 6% al 9,5%. 

Sugli investimenti, rispetto alla rilevazione di giugno 2018, le attuali previsioni sono in lieve miglioramento, passando dal 42,7% al 45,6% di imprenditori che prevedono nuovi investimenti per i prossimi sei mesi. Tuttavia, per oltre la metà delle imprese (54,4%) non ci saranno investimenti. La principale ragione (dichiarata dal 50% degli imprenditori) risiede nell'elevato grado di incertezza politica e dei mercati. Un anno fa, solo il 9% degli imprenditori adduceva a tale motivazione l’assenza di nuovi investimenti.

Massimiliano Sciullo

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