Torino è interessata in questi giorni dall’emergenza smog. Come riportato sul sito del Comune di Torino, tale emergenza è ora al livello 2, con la conseguente limitazione alla circolazione dei veicoli privati, attiva fino a lunedì 14 gennaio.
Il blocco ha interessato anche gli Euro 5. Si provi però anche in questo caso, ad andare oltre la situazione di fatto, che sicuramente desta molta preoccupazione per i danni alla salute che comporta e per i relativi disagi anche alla circolazione delle persone. Si provi, dunque, attraverso un’operazione di astrazione mentale ad immaginare un’altra Torino. Una Torino senza auto, oppure una Torino con un servizio metro capillare come in altre grandi metropoli italiane come Milano ed Europee come Madrid.
Giova riportare qualche dato utile per comprendere la situazione concreta.
In uno studio di Ferrovie dello Stato del 2017 è riportato un utile grafico (Fonte: elaborazione The European House - Ambrosetti su dati ISTAT, Dati ambientali nelle città, 2016.) che riporta il livello totale di mezzi per il trasporto pubblico locale per città metropolitana, tenendo come base di analisi i mezzi per 100mila abitanti. Fatti questi dovuti riferimenti, si prendano in considerazione le tre città di Milano, Torino e Napoli. Proprio in riferimento alla tanto discussa Metropolitana la città di Torino presenta un indice di 6,4 al contrario invece, di Milano (66,1) e Napoli (5,1). Certo alla base di tale divario, non vi sono solo ragioni di tipo politico, che nel corso degli anni hanno preferito mantenere tale situazione invece di investire concretamente su un piano efficiente di Trasporto pubblico innovativo, ma anche ragioni di carattere storico ed economico. Ma il divario cresce ancora, se si confrontano le città italiane con le grandi capitali europee come Madrid e Parigi. Lo stesso studio, evidenzia, in riferimento a Madrid che “La città ha sviluppato nel tempo un sistema di trasporto collettivo capillare con 293 km di metropolitana e 9 linee di treni pendolari che connettono l’area metropolitana con il centro della città. La rete bus, dotata di oltre 200 linee, completa una rete efficiente che è stata recentemente integrata anche dal bikesharing”. Ma è proprio in riferimento a Parigi che si evidenzia un cambio radicale di filosofia, che evidenzia lo sviluppo “di nuovi concept per la mobilità nel centro città incentrati sul principio di non possesso del mezzo e di riduzione del tasso di motorizzazione. Per esempio, Velib’ il servizio di bike-sharing pubblico è stato lanciato già nel 2007 con una dotazione iniziale di 10mila biciclette e 750 stazioni”.
Comparare la questione torinese con altre realtà nazionali e internazionali non deve però, indurre a sbrigative e false considerazioni, in seguito magari, ad una personale reazione dinanzi ai dati sopra citati. Il punto in questione è un altro. La questione ambientale, i cambiamenti climatici che stanno interessando il nostro pianeta, impongono scelte radicali, equilibrate ma soprattutto logiche. Non si può dunque ammettere, che tale dibattito venga, affidato a politicanti incapaci di scelte ragionate ed oculate. Né si può ammettere che divenga monopolio di aziende e organizzazioni mosse soltanto da puri interessi capitalistici.
Si deve ripartire dal cittadino, dalle sue esigenze salutari prima ancora che da quelle lavorative ed attinenti all’offerta più vantaggiosa per i suoi bisogni. Città universitarie, come Torino, dovrebbero investire sugli studenti, agevolando l’acquisto di biciclette, e di conseguenza adottando un piano di urbanizzazione ragionata che preveda piste ciclabili che attraversino capillarmente tutta la città. Le scelte però devono essere vantaggiose, al punto di scoraggiare il cittadino a fare uso del proprio mezzo privato. Anche la metropolitana, di cui oggi fortunatamente si discute a Torino, rappresenta certamente un punto di svolta di questa tanto cavillosa situazione.
L’interesse pubblico dello Stato o dell’ente territoriale una volta realizzato,si deve poi relazionare con la coscienza cittadina.
E allora, poniamoci questa domanda: “se la città, mi offrisse un servizio pubblico a tariffa agevolata, puntuale, io, cittadino comune, rinuncerei all’uso del mezzo privato?".