Sarà #HashedTime di David Bihanic a inaugurare la terza stagione espositiva di Wild Mazzini “Ex machina” (via Mazzini 33, ingresso libero dalle 16 alle 20). L’opera digitale in continua evoluzione esplora il rapporto tra memoria individuale e “memoria social” e sarà in esposizione fino al 10 febbraio.
Prima di diventare intelligenze autonome, le macchine e i dispositivi che in maniera sempre più preponderante impattano sulle nostre vite, possono contribuire ad aumentare la consapevolezza umana sulla complessità?
Da questo interrogativo è nata “Ex machina”, la terza stagione espositiva a cura di Wild Mazzini, che, attraverso quattro tra mostre e installazioni, esplora il rapporto tra memoria individuale e “memoria social”; ricostruisce i primi esempi di information design passando da Napoleone alla metro di Londra; affonda i piedi nelle acque dolci e salate per raccoglierne le testimonianze; analizza la complessità attraverso un sistema di flow chart a misura d’uomo.
Martedì 5 febbraio, in occasione del Safer Internet Day 2019, la giornata internazionale istituita dall’Unione Europea per favorire la riflessione sui rischi e le potenzialità di internet in particolare per le nuove generazioni, viene svelata #HashedTime di David Bihanic, designer e docente presso la Sorbona di Parigi.
#HashedTime è un’opera di data art digitale che esplora il rapporto tra “registrazione digitale dati” e “memoria umana”. Più che un’istantanea delle discussioni e i post in corso, offre una visualizzazione in tempo reale del flusso dei migliori hashtag su Twitter e delle immagini più popolari su Instagram, a partire dalla creazione dei due servizi - 2006 per Twitter e 2010 per Instagram.
Come un calendario perpetuo, #HashedTime permette di stabilire collegamenti tra parole e immagini nel tempo, a partire dalla data corrente. Grazie a questa lettura verticale, diventa possibile rintracciare i temi e gli argomenti principali del dibattito pubblico o seguire le passioni degli utenti.
Nel suo aggiornamento costante, l’opera mostra un mondo profondamente instabile e sempre più incerto. Ma che cosa ricorderemo esattamente di questo flusso di informazioni? Queste pubblicazioni ci rappresentano davvero? Qual è la proporzione tra temi importanti e banalità? È possibile rintracciare un pensiero guida? Queste sono alcune delle questioni sollevate dal lavoro di David Bihanic.
L’artista, che recentemente è stato curatore della mostra "1, 2, 3 data" presso la Fondazione EDF di Parigi e che attualmente è ospitata nella sede di Edison a Roma, venerdì 8 febbraio alle 18 terrà la lectio De l’art des données, realizzata in collaborazione con Alliance Française di Torino e Dada Service, a partire dalla presa di consapevolezza che mai come ora l’uomo è stato in grado di scandagliare e misurare in tempo reale i cambiamenti che lo riguardano.
Tuttavia questa mole d’informazioni invece di rappresentare un vantaggio, ci rende più inquieti e spaventati: come dei nuovi Adamo precipitati fuori dall’Eden, la responsabilità delle nostre azioni, soprattutto verso le generazioni future, è costantemente di fronte a noi.
È in questo contesto di rifondazione della conoscenza che si sta affermando una nuova arte che lavora con i dati, la loro interpretazione e trasformazione. Un'arte che, scuotendo il nostro torpore, ci fa percepire e comprendere il mondo in modo diverso.