Da "Cercasi Susan disperatamente" (film culto degli anni Ottanta con Madonna) a "Il Colore dei Soldi" di Martin Scorsese, fino a "Mo' Better Blues" di Spike Lee (così come "Clockers" e "He got game") e altre pietre miliari del cinema più recente come "Il Grande Lebowski" e "Fratello dove sei?", firmati Cohen. Il cammino di John Turturro, vero e proprio mostro sacro del pianeta Hollywood, in questi giorni sta facendo tappa a Torino, visto che firma il Rigoletto che debutta questa sera alle 20 al Teatro Regio.
Non un luogo nuovo per lui (venne qui, per esempio, in preparazione del film su "La Tregua", di Primo Levi). Ma sempre una cornice che sembra portare nel cuore. "La mia prima volta a Torino fu oltre 20 anni fa, era il 1993, forse il 1194. Ma mi è sempre piaciuta molto".
Di sicuro, una città che - complice le Olimpiadi del 2006 - ha vissuto una grande mutazione. Anche se Turturro, grazie alla sua frequentazione così appassionata, dice di non accorgersene. "Cambiata? Non saprei. L'ultima volta sono venuto qui lo scorso anno, per lavorare con il Teatro Stabile e non saprei dire se è così cambiata. Ma è una città con cui ho un gran rapporto".
Quel che però sembra affascinare in maniera particolare Turturro, della città della Mole, pare essere proprio l'aspetto culturale. "Qui a Torino e in Piemonte ci sono tanti scrittori legati a questo territorio e che ho amato, come Umberto Eco con il Nome della Rosa, oppure Natalia Ginzburg. Sento di avere una forte connessione con questi luoghi. E' una città davvero particolare".