Una storia drammaticamente vera trova spazio nel nuovo libro di Alessandro Perissinotto "Il silenzio della collina" edito da Mondadori. Una storia che ebbe una risonanza fortissima in un'Italia che stava vivendo una profonda trasformazione.
LA STORIA DI MARIA TERESA NOVARA
Notte tra il 17 e 18 dicembre 1968. Maria Teresa che ha solo 13 anni scompare nel nulla dalla casa degli zii a Villafranca d'Asti dove vive nel periodo scolastico (la sua famiglia era di Cantarana).
Una ragazzina tranquilla e studentessa modello. Giorni e giorni di ricerche, anche con unità cinofile, non danno risultati gettando la famiglia nell'angoscia. Poi , una lettera con poche righe in corsivo : “ Cara mamma, caro papà, sto bene. State tranquilli sono in compagnia di gente che mi farà guadagnare molto denaro. Arrivederci a presto, Maria Teresa “. Una lettera spedita due giorni dopo la scomparsa, da un paese vicino Asti. Il padre afferma che la grafia non è della figlia. Il giudice istruttore dispone una perizia grafologica e il perito conferma invece che la grafia è di Maria Teresa Novara.
Altri giorni di ricerche, altre lettere considerate di mitomani, una spedita da Milano viene invece considerata autentica. Passano i mesi ma della piccola nessuna traccia.
Agosto 1969. Due balordi Luciano Rosso e Bartolomeo Calleri, cercano di sfuggire ai carabinieri e si gettano nel fiume Po. Rosso riesce a salvarsi e viene arrestato, ma Calleri, lunga lista di precedenti, muore .
Gli investigatori scoprono che Bartolomeo Calleri possiede una cascina a Canale d'Alba. Durante una prima perquisizione i carabinieri trovano delle armi, pochi giorni dopo , precisamente il 13 agosto 1969, viene effettuata una seconda perquisizione.
I carabinieri scoprono una stanza scavata sotto il pavimento del garage e trovano il cadavere di Maria Teresa disteso su una brandina. Probabilmente morta di inedia.
L'autopsia rivela anche che è stata vittima di violenza, forse, attraverso i suoi scritti, si capisce che è stata costretta ad incontrare molti uomini. Un caso in cui la vittima a volte è stata anche infangata. Una vittima che non ha mai avuto nè verità nè giustizia.
INTERVISTA AD ALESSANDRO PERISSINOTTO
Come mai hai deciso di rompere il silenzio su questa vicenda?
Un caso che avevo in testa da 10 anni. Perché rompere il silenzio... perché le violenze contro le donne si moltiplicano e se non si va alla radice, si ricostruisce la storia, si ha sempre l'impressione che questi atteggiamenti siano frutto dell'oggi, mentre sono frutto di cose remote. Il caso di Maria Teresa Novara andava raccontato in questa logica. Cercavo la chiave giusta per raccontarlo, proprio per il fatto che è una vicenda che tocca il nostro territorio, tocca anche delle sensibilità che è giusto che ci siano, qualcuno avrebbe giustamente voglia di archiviare il lutto, ma non volevo che questa storia venisse dimenticata. Sono riuscito a raccontare la storia attraverso altre forme di dolore.
Maria Teresa è una vittima ma all'epoca si mise in dubbio la sua moralità.
Da sempre si mette in dubbio la moralità delle vittime, quando si tratta di donne, se leggiamo le 'Metamorfosi' di Ovidio, vediamo che le ninfee violentate da Giove, vengono addidate come colpevoli. Anche su questo bisognava essere chiari, nel ricostruire questa vicenda mi sono attenuto agli esiti processuali e soprattutto ho cercato di restituire a Maria Teresa la sua dignità di vittima e il suo statuto di piccola eroina. C'è quasi una contraddizione: la Chiesa venera santa Maria Goretti, solo perché riuscita ad evitare uno stupro e invece sempre la Chiesa, ha additato a lungo le colpe di chi subiva violenza. La storia di Maria Teresa Novara raccontata oggi è un'altra storia rispetto a 50 anni fa.
Nel ricostruire questa drammatica vicenda hai scoperto qualcosa che non era venuto fuori all'epoca?
No. Non era il mio intento, non volevo fare un libro di cronaca, non volevo fare un libro che andasse a proseguire un'indagine, in più libri di questo tipo erano già usciti, mi interessava ricostruire un clima, non solo di Langhe e Astigiano di 50 anni fa, il clima di tutta l'Italia intorno alla fragilità della donna. Un clima che ancora esiste, le storie di questo tipo si sono moltiplicate, per esempio in Belgio le vittime di Marc Dutroux sono morte allo stesso modo (1995). Volevo ricostruire ma senza attribuire delle colpe.
Non un libro di cronaca ma un romanzo a tutti gli effetti "Il silenzio della collina"?
C'è una definizione che negli anni si è affermata nella letteratura mondiale e a me piace molto, 'non fiction nobel', cioè romanzi che hanno una componente narrativa ma che ruotano intorno ad un fatto vero.
Cosa è cambiato nei confronti di quella che la percezione della violenza sulle donne?
Sono cambiate molte cose, è cambiata la dimensione della consapevolezza, come rimarcavi prima, 50 anni fa si tentò di dare la colpa ad una ragazza che aveva 13 anni! Uno dei dispositivi attraverso il quale la violenza sulle donne ha potuto continuare è proprio quello della colpa. Quello che è cambiato è che, per fortuna, c'è maggior consapevolezza. Femminicidio entra nel vocabolario nel 2001, non è un semplice omicidio. Gli uomini muoiono per decine di motivi. il 90 per cento delle donne muore perché è donna. Ecco perché ci serve un termine come 'femminicidio', il risultato di un senso di possesso, di violenza. Cosa non è cambiato, purtroppo, è l'atteggiamento di troppi uomini.
IL SILENZIO DELLA COLLINA
Domenico Boschis è nato nelle Langhe, ma da molti anni ormai la sua vita è a Roma, dove ha raggiunto il successo come attore di fiction TV. Una notizia inaspettata, però, lo costringe a tornare tra le sue colline: il padre, col quale ha da tempo interrotto ogni contatto, è malato e gli resta poco da vivere. All'hospice, infatti, Domenico trova un'ombra pallida dell'uomo autoritario che il padre è stato: il vecchio non riesce quasi più a parlare, ma c'è una cosa che sembra voler dire al figlio con urgenza disperata. «La ragazza, Domenico, la ragazza!» grida, per scoppiare poi in un pianto muto. Dentro quel pianto Domenico riconosce un dolore che viene da lontano. Chi è la ragazza che sembra turbarlo fino all'ossessione? Mentre Domenico riprende confidenza con la terra in cui è cresciuto e cerca di addomesticare i fantasmi che popolano i suoi ricordi d'infanzia, si imbatte in un fatto di cronaca avvenuto cinquant'anni prima a una manciata di chilometri da lì. La protagonista è proprio una ragazza: ha tredici anni quando, una notte di dicembre del 1968, viene "rubata" da casa sua. Di lei non si sa nulla per otto mesi, poi la verità emerge con tutta la sua forza. È possibile che sia il ricordo della tredicenne a perseguitare il padre di Domenico? E se così fosse, significa che il vecchio ha avuto un ruolo nella vicenda della ragazza? Lui l'ha sempre considerato un cattivo padre; deve forse cominciare a pensare che sia stato anche un cattivo uomo? Domenico ha bisogno di trovare una risposta prima che il vecchio chiuda gli occhi per sempre.
Alessandro Perissinotto
Torinese classe ’64, docente di Teorie e tecniche delle scritture all’Università di Torino e autore di sedici romanzi, tra cui Le colpe dei padri (Piemme) con cui è arrivato secondo al premio Strega 2013.
"Il silenzio della collina" sarà presentato al Fuoriluogo di Asti venerdì 22 febbraio alle 19.