"Sono riuscita a sopravvivere e vedere un mondo diverso". Sono state accolte da una standing ovation le ultime parole del racconto fatto da Halina Birenbaum, sopravvissuta ai campi di concentramento nazisti, oggi all’inaugurazione del 32° Salone del Libro.
Sul palco della Sala Oro Birenbaum ha ripercorso la sua storia. “Non sarei qui – ha detto -se non avesse perso l' idea fascista- nazista: grazie per la decisione coraggiosa presa (di estromettere AltaForte ndr), che mi ha permesso di essere qua oggi”.
“Avevo 10 anni -ha aggiunto - quando il 1 settembre la Germania nazista invase la Polonia dove sono nata. Gli ebrei a quanto pare non avevano il diritto di vivere e la sentenza di morte era stata emessa dai nazisti.” “Sono cresciuta -ha proseguito – vedendo la fame, i cadaveri sulle strade, il freddo, la possibilità di morire tutti i giorni.”
Nel 1943 Himmler ordinò lo sgombero del ghetto di Varsavia e la deportazione dei 500mila ebrei che vivevano all’interno. Birenbaum e la sua famiglia provano a nascondersi, ma alla fine vengono catturate e fatte salire sui treni.
“In questi vagoni -ha ricordato - c'erano centinaia di persone, uno sull'altro. Ci si calpestava e mancava aria: lo facevano per farci soffocare già nel viaggio.” Birenbaum arriva al campo di concentramento di Majdanek, fingendo di avere 17 anni anziché 13, insieme alla madre al fratello. “Lui -ha raccontato -aveva 20 anni: l’ultima immagine che ho è che viene colpito, non ho neanche una foto. Mia mamma è invece stata portata alle camere a gas.”
Viene poi trasferita ad Auschwitz “con un viaggio durato 30 ore”. “Qui lavoravo -ha spiegato -nella zona dove si selezionavano le cose migliori da mandare in Germania: accanto vedevo il fumo della camera a gas.”
Nella tragedia un messaggio di speranza. “Mentre ero inginocchiata a terra un giorno ho sentito una donna che diceva il mondo scriverà di noi: io sono riuscita a sopravvivere e vedere un mondo migliore.”