Un mecenate che ha segnato il Novecento cavalcando imprenditoria e amore per l'arte: il mondo, o meglio, i tanti universi di Riccardo Gualino approdano al Palazzo Chiablese di Torino per una mostra esclusiva dedicata alla sua ricchissima collezione, fino al 3 novembre 2019.
L'allestimento, a cura di Annamaria Bava e Giorgina Bertolino, accoglie oltre duecento opere, alcune autentici capolavori, tra cui la "Venere" di Botticelli, la "Madonna in trono" di Duccio da Boninsegna, "Venere e Marte" di Veronese, la "Négresse" di Manet, il "Paesaggio campestre" di Monet e i ritratti di Casorati.
Un'occasione unica per conoscere in modo esaustivo l'intero arco della sua vita e del suo collezionismo, che tuttavia non rappresenta un caso isolato: "Il progetto - ha precisato la direttrice dei Musei Reali Enrica Pagella - vuole essere in primo luogo una mostra sull'uomo Gualino. Abbiamo individuato moltissimi pezzi di sua proprietà nel mondo, ma, per questioni di budget, non siamo riusciti a portarli tutti qui. Speriamo quindi di organizzare a Torino altri allestimenti a lui dedicati".
Gualino, nato a Biella nel 1879, iniziò a viaggiare per il mondo tra gli anni Venti e Trenta, spinto da un impellente desiderio di modernità e avanguardismo. La sua collezione, condivisa con la moglie Cesarina Gurgo Salice, nacque come raccolta antiquariale a scopo d'arredo, per poi assumere un ben più ampio orientamento anche grazie al sodalizio con lo storico dell'arte Lionello Venturi, a partire dal 1918.
Una carriera affascinante e avventurosa mutata presto in burrasca, con la crisi del '29, che portò al crack del gruppo imprenditoriale Gualino, in particolare per lo perdite della Snia Viscosa. Alla bancarotta segui il confino per ordine di Mussolini, prima a Lipari, poi a Cava dei Tirreni. Le sue proprietà - compresa la collezione, in parte già assegnata nel 1930 alla Galleria Sabauda - e i beni mobili e immobili furono quindi liquidati e consegnati alla Banca d'Italia.
La seconda fase dell'esistenza dei Gualino ebbe come centro Roma. Già appassionato di teatro - e fondatore del Teatro Torino in via Verdi, che vide anche in scena la compagnia di Pirandello - si aggiunse quella per il cinema, con l'attività della Lux Film, casa di produzione di capolavori come "Riso amaro" di Giuseppe De Santis, nel '49.
Come spiegano le curatrici, il percorso di visita è un vero e proprio viaggio immersivo dentro un'intera epoca, seguendo la vita di una "figura affascinante ed eclettica che aveva grandissime capacità pragmatiche, soprattutto per riprendersi e risollevarsi ogniqualvolta le cose andavano male".
Una mostra in cui si intrecciano magistralmente biografia e storia dell'arte, lasciando emergere la cura e dedizione che per tutta la vita hanno legato i coniugi Gualino nella costruzione di un tesoro inestimabile.