Il cibo parla lingue differenti senza escludere né discriminare. Lo dimostra l'evento culturale e gastronomico che riunisce per quattro giorni, attorno a tavolate reali o immaginarie, le tante comunità della Torino multietnica. Torna, dal 25 al 28 settembre, per la sua quinta edizione, il Festival Internazionale della Cucina Mediterranea, organizzato dall'associazione italo-francese "Mediterran: il nostro stile di vita" nel quartiere di San Salvario, unico quartiere d'Europa ad accogliere tutte e quattro le quattro comunità monoteistiche del Mediterraneo.
Mercoledì, alle ore 16.30, la kermesse inaugura al Circolo dei lettori con la presentazione del libro "Le ricette del dialogo. Storie e cibi di una società inclusiva", un progetto di Slow Food International avviato nel 2018, che ha riunito una settantina di persone residenti in Piemonte e provenienti da oltre trenta Paesi, con numerose esperienze nel mondo dell’agricoltura, della ristorazione e del commercio. Non un semplice ricettario, ma un vero e proprio biglietto da visita attraverso cui le comunità migranti possono raccontarsi e aprire le porte delle proprie case per ospitare e condividere storie e tradizioni.
L'iniziativa, portata avanti tra Torino e Cuneo, ha visto il contributo dell'Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo e la partnership con la Regione Piemonte, la Città di Torino e le organizzazione LVIA, Renken, Colibri, Panafricando e ASBARL.
Un'idea nata connettendo il fenomeno migratorio al cibo, nella storia del genere umano. Infatti, il cibo ha sempre viaggiato: lo dimostrano i tanti prodotti che riteniamo autoctono, e invece sono frutto di spostamenti da un luogo all'altro. Inoltre, la condivisione del companatico, per sua stesa definizione, non conosce barriere e crea legami.
"Lo scopo - spiega Abderrahmane Amajou, coordinatore dell'area migranti per Slow Food e curatore del festival - era quello di promuovere la solidarietà e l'interazione tra culture differenti, costruendo una società multietnica fondata sui valori e le tradizioni anche culinarie di ciascuno. Il dialogo è lo strumento in cui crediamo per la nostra crescita".
I partecipanti al progetto sono stati coinvolti in un percorso formativo sull'apertura e la gestione di un'attività commerciale in ambito alimentare, che potesse valorizzare la storia delle comunità migranti, la biodiversità e la stagionalità dei prodotti ortofrutticoli locali.
Tra tutti, sono stati sei i progetti finanziati per l'apertura di un ristorante in casa, che possa accogliere i cittadini offrendo il meglio della cucina etnica secondo i principi del "buono, pulito e giusto" marchiati Slow Food.
L'apertura del festival proseguirà alle 20 con una serata di degustazioni e narrazioni rom con il cuoco Igor Stojanovic, della delegazione migrante di Slow Food, in presenza di Luca Vicini dei Subsonica, che presenterà il suo libro "Il silenzio tra le note”, con la partecipazione della Libreria Claudiana di Torino.
Giovedì 26 alle ore 19 prenderà il via un dialogo interreligioso con il rabbino Ariel Di Porto, la pastora valdese Maria Bonafede, il presidente della sezione di Torino dei giovani musulmani d'Italia Ussama Dannawi e il nuovo parroco di San Salvario Don Claudio Durando. Con la partecipazione del giornalista Enrico Deaglio, presso il cortile interno dell’Istituto Santa Maria di via San Pio V 11. Accompagnato dalla musica di Klezmer Trio (Sergio Appendino, clarinetto, Luca Barrotta, fisarmonica, Simone Campa, Darbuka) e dalla voce di Ahava Noham Katzin.
Il 27, dalle ore 20, a tavola con la la cuoca marocchina Essediya Magboul, presso il Mar Rosso Afroartrestaurant di via Silvio Pellico 13/e.
Infine, la chiusura del festival è dedicata alla cucina albanese, con la cuoca Klevisa Ruci, e alla premiazione delle "Ricette del dialogo", evento ospitato nella Casa del Quartiere di San Salvario, in via Morgari 14.
Tutte le informazioni sono disponibili sulla pagina Facebook: https://www.facebook.com/events/2414589988788478/