Un'officina per riparare, ma anche per costituire. Le biciclette, nel primo caso, ma anche una coscienza per quanto riguarda i diritti di una categoria "emergente" come quella dei rider, ovvero le persone che effettuano le consegne a casa (di cibo soprattutto).
Una dimensione con evidenti criticità in termini di retribuzione, ma anche di tutele. E con un rischio-ghettizzazione visto che sono sempre più "specifiche" le nazionalità delle persone che svolgono questi mestieri. Da qui parte l'idea della CicloFucina, che negli spazi di via Pedrotti offrirà una sorta di officina meccanica specializzata nei mezzi a pedali. E che accanto a un'assistenza a prezzi calmierati abbina anche un supporto sul tema dei diritti e delle rivendicazioni contro gli abusi.
"Le lavoratrici e i lavoratori non si trovano più solo in fabbrica, ma anche per strada, come i rider - dice Enrica Valfrè, segretaria di CGIL Torino - E come alle origini delle camere del lavoro abbiamo deciso di aprire i nostri spazi: non solo per avere supporto per i propri diritti sindacali, ma anche per imparare qualcosa. E in questo caso riparare le biciclette, mezzo di lavoro principale per loro, che sono costretti a pagare do tasca loro la manutenzione".
"Crediamo in questo progetto e dovremo innanzitutto ascoltare i lavoratori e ragionare sull'opzione di un contratto subordinato come quello previsto dal contratto della logistica", aggiunge Teresa Bovino, segretaria generale Filt CGIL.
"Con CicloFucina abbiamo voluto mescolare due termini che fanno ragionare sul mondo del lavoro che cambia - Lucia Santangelo, della segreteria Nidil Cgil Torino - Non solo il lavoro novecentesco ma anche nuovi profili di lavoro. Al tempo stesso vogliamo dare spazio fisico per permettere ai rider di confrontarsi ed esprimere le loro necessità. Ci sarà chi farà loro formazione per fare manutenzione di base in modo che possano poi gestire da soli il servizio offrendosi come punto di riferimento per altri colleghi".
Tra le maggiori criticità della categoria dei rider, salari bassissimi e sicurezza. "Il decreto più recente sul tema non ha dato risposte e resta grande la precarietà - prosegue - e si lavora ancora a cottimo. Speriamo nelle aperture del nuovo ministro".